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Il Kosovo al voto spera di risollevare l'economia e risolvere i problemi con la Serbia

Pristina, Kosovo, 6 febbraio 2025
Pristina, Kosovo, 6 febbraio 2025 Diritti d'autore  Euronews
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Di Sergio Cantone
Pubblicato il
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Qualunque sia il risultato delle elezioni di domenica, il prossimo governo dovrà affrontare la povertà dilagante e trovare una soluzione per gli scontri fra serbi e albanesi nel nord del Paese

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Il Kosovo domenica va alle urne per le elezioni politiche. Ma la situazione non è semplice: l'economia è in difficoltà e la tensione fra albanesi e serbi sono tornata a essere un problema.

Secondo le previsioni, il primo ministro Albin Kurti potrebbe ottenere una maggioranza risicata, che lo costringerà a formare una coalizione con i partiti d'opposizione di etnia albanese.

Qualunque sia il risultato, il prossimo governo dovrà fare i conti con la povertà dilagante e trovare una soluzione alla violenza nel nord del Kosovo, popolato principalmente da serbi.

Inflazione e tensioni con i serbi le sfide per il prossimo premier

Secondo un recente rapporto della Banca mondiale, il Kosovo è il Paese europeo in cui il tasso di povertà si sta riducendo più lentamente. A Pristina i salari medi dovrebbero almeno triplicare per raggiungere il livello di prosperità del resto d'Europa.

"Secondo il governo abbiamo avuto una buona crescita economica in termini di bilancio. Potrebbero avere ragione", ha dichiarato a Euronews Eraldin Fazliu, redattore politico di Kohavision o Ktv, uno dei principali organi di informazione del Kosovo. "Ma le buone performance economiche non ci hanno protetto dall'inflazione e dalla disoccupazione degli ultimi quattro anni".

"Quello che (Kurti), almeno in questa fase, non è riuscito a fare è stato trovare un'armonia con i serbi che vivono a nord, e questo è il passo più difficile", ha spiegato Fazliu. "Perché non solo gli abitanti del nord sono foraggiati da Belgrado, ma la loro assistenza sanitaria e il loro sistema educativo sono pagati dalla Serbia".

La comunità internazionale ha criticato il premier Kurti e il presidente serbo Aleksandar Vučić per la mancata attuazione degli accordi di normalizzazione delle relazioni tra le due parti.

La soluzione potrebbe essere insistere sull'economia del Kosovo

Agim Shahini, un imprenditore di etnia albanese con forti legami a Washington, è presidente dell'associazione degli imprenditori del Kosovo. Secondo lui, l'economia e il tenore di vita sono la principale causa di tensione tra le due popolazioni.

"In Kosovo non c'è un conflitto etnico. Il problema principale è l'economia. Il Governo deve risollevarla per tutte le comunità: per gli albanesi, i serbi, i bosniaci, i turchi. Sappiamo tutti che bisogna migliorare il nostro tenore di vita. Il problema più grande è capire come farlo", ha detto Shahini a Euronews.

Secondo lui, la precedente amministrazione Trump è andata nella giusta direzione, quando ha deciso di mettere da parte le questioni etnico-politiche per concentrarsi sull'economia del Paese.

C'è anche una "fuga dei cervelli" kosovara

Secondo il documento della Banca mondiale Poverty and Equity brief on Kosovo, "l'emigrazione causa ogni anno una massiccia perdita di capitale umano".

"I giovani che emigrano non aiutano il Paese a essere produttivo e dinamico. E se il Kosovo si svuota, non si possono migliorare le condizioni di vita, il contesto economico e quello sociale", ha detto Alfonso Giordano, professore di Popolazione, Ambiente e Sostenibilità all'Università Luiss di Roma.

Secondo Giordano, questi problemi strutturali sono difficili da risolvere anche per la specificità del Kosovo che, dopo quasi tre decenni, ha ancora un'amministrazione dipendente dagli aiuti dall'estero.

"L'instabilità politica si ripercuote sull'economia. La gente non cerca nemmeno di trovare un lavoro. Appena terminata la scuola superiore, i giovani si spostano in Germania, in Svizzera e nel resto dell'Ue", aggiunge Stefan Kalaba, attivista serbo originario di Mitrovica.

Il conflitto etnico non accenna a spegnersi

Mitrovica, città nel nord del Kosovo divisa dal fiume Ibar, è spesso teatro di scontri tra i serbi e la maggioranza albanese. Spesso per strada si incontrano i suv dell'Unità multinazionale specializzata (Msu), parte della missione di pace Kfor a guida Nato.

La loro presenza è un segno che il conflitto etnico in Kosovo è lontano dall'essere risolto, a quasi 26 anni dalla fine della guerra. E la popolazione si trova in una sorta di eterna transizione.

L'Ue e i fondi internazionali sono arrivati troppo tardi, quando l'equilibrio demografico della regione era già compromesso.

"Ad alto livello, i movimenti politici a Pristina e quelli a Belgrado si combattono. Ma più in basso, la gente vive semplicemente la propria vita", ha detto Kalaba.

Attualmente il Kosovo dipende dalle donazioni internazionali. "Senza gli aiuti internazionali, il Paese non può sopravvivere", ha dichiarato il presidente dell'associazione Young Active Gracanica, Petar Đorđević. "È una delle economie più povere d'Europa".

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