Con sentenza definitiva, la Corte di Strasburgo ha sostenuto che l'Italia non abbia adottato quelle misure necessarie a combattere il fenomeno delle discariche abusive e dei roghi in Campania, nell'area compresa tra Napoli e Caserta
La Corte europea dei diritti dell'uomo ha condannato l'Italia, sostenendo che le sue autorità mettono a rischio la vita degli abitanti della cosiddetta Terra dei Fuochi.
Il territorio si trova in Campania, tra le province di Napoli e Caserta ed è un luogo di discariche abusive dove negli anni si è verificato il fenomeno dell'interramento e dei roghi di rifiuti (anche tossici), con conseguente esalazione di gas nocivi.
Cosa ha stabilito la Cedu sulla Terra dei Fuochi
La Cedu ha stabilito, con sentenza definitiva, che l'Italia, pur riconoscendo la situazione, non ha adottato le dovute soluzioni e per questo deve introdurre urgentemente misure in grado di affrontare il fenomeno dell'inquinamento, che impatta sulla salute dei cittadini residenti in quell'area.
Secondo la Corte, esiste un rischio per la vita "sufficientemente grave, reale, accertabile e imminente".
I giudici non hanno riscontrato prove sufficienti di una "risposta sistematica, coordinata e completa da parte delle autorità", in quanto lo Stato italiano non è riuscito a dimostrare di aver intrapreso tutte le azioni penali necessarie per combattere lo smaltimento illegale dei rifiuti.
"Data l'ampiezza, la complessità e la gravità della situazione, era necessaria una strategia di comunicazione completa e accessibile, per informare il pubblico in modo proattivo sui rischi potenziali o reali per la salute e sulle azioni intraprese per gestire tali rischi. Questo non è stato fatto. Anzi, alcune informazioni sono state coperte per lunghi periodi dal segreto di Stato", scrive la Cedu nella sentenza.
La Corte ha dato all'Italia ha due anni di tempo per introdurre le misure a tutela della salute degli abitanti.
Come il caso Terra dei Fuochi arriva alla Cedu
Il caso è stato portato davanti alla Corte da decine di cittadini italiani e cinque associazioni, che accusano lo Stato di non averli protetti dall'inalazione di gas tossici che stanno causando un aumento dei tassi di cancro nell'area e l'inquinamento delle falde acquifere. La Corte ha però deciso di accettare in parte le obiezioni del governo e di rigettare alcuni ricorsi.
Secondo i giudici, le associazioni non sono "direttamente interessate" da un pericolo per la salute e mancano della legittimazione ad agire per conto dei loro membri.
Per alcuni singoli cittadini, invece, non ci sono prove sufficienti che i loro parenti vivessero nell'aree interessate.
"È una sentenza di portata storica", ha commentato a LaPresse l'avvocata Valentina Centonze, che assiste i ricorrenti. "Non solo perché accerta la violazione del diritto alla vita, e quindi che ci sono state delle attività omissive da parte dello Stato italiano che non ha saputo fornire adeguate tutele ai cittadini, ma anche perché sono state date delle prescrizioni allo Stato italiano".
Il commento di Legambiente
"Una sentenza che richiama alla responsabilità un'intera classe politica bipartisan che per anni ha sottovalutato, nascosto quello che accadeva in quel territorio", hanno scritto in una nota congiunta il presidente nazionale dell'associazione ambientalista Legambiente Stefano Ciafani e la presidente regionale Mariateresa Imparato.
"La Terra dei fuochi è una terra 'martoriata' nella sua essenza più profonda e ignorata per decenni. Dal 2003 si sono succeduti 12 governi nazionali e 5 a livello regionale senza trovare un 'vaccino' efficace contro il virus 'Terra dei Fuochi".
"Chiediamo che in quei territori venga da subito attuata la sentenza, che impone una strategia globale, l'istituzione di un monitoraggio indipendente e una piattaforma di informazione pubblica. Deve essere fatta davvero ecogiustizia, a partire da una accelerazione seria, efficiente ed efficace della bonifica e con la chiusura del ciclo dei rifiuti".
"Lo dobbiamo ai tanti onesti cittadini campani che vogliono riscattare il proprio territorio e affermare i principi di legalità e trasparenza. Per fermare il fuoco e i veleni dell'ecomafia è necessario dare risposte efficaci, troppo a lunghe rimandate, che richiedono uno sforzo congiunto di tutti", si legge ancora nella nota.