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Migranti, lo stop di Trump blocca in Albania migliaia di afgani in attesa di un visto per gli Usa

La bandiera dell'Albania, a sinistra, e la vecchia bandiera dell'Afghanistan, vengono regolate in vista del vertice sul clima delle Nazioni Unite COP28, mercoledì 29 novembre 2023, a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti.
La bandiera dell'Albania, a sinistra, e la vecchia bandiera dell'Afghanistan, vengono regolate in vista del vertice sul clima delle Nazioni Unite COP28, mercoledì 29 novembre 2023, a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti. Diritti d'autore  Rafiq Maqbool/Copyright 2023 The AP. All rights reserved.
Diritti d'autore Rafiq Maqbool/Copyright 2023 The AP. All rights reserved.
Di Emma De Ruiter Agenzie: AP
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Il presidente degli Stati Uniti ha sospeso un programma di visti speciali per gli afgani che hanno lavorato per governi stranieri e organizzazioni umanitarie e che rischiano di essere perseguitati dai Talebani. In migliaia sono ora bloccati in Paesi terzi, come l'Albania

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In Albania, migliaia di afgani fuggiti dal loro Paese dopo la presa di potere dei Talebani stanno affrontando giorni di angoscia nella speranza di ottenere il visto per gli Stati Uniti.

Nei primi giorni del suo insediamento alla Casa Bianca, infatti, Donald Trump ha bloccato tutte le procedure di accoglienza di migranti negli Stati Uniti, incluse quelle di persone che fuggono da zone di guerra.

In seguito all'accordo con i Talebani e al ritiro delle forze armate dall'Afghanistan nel 2021, infatti, gli Stati Uniti avevano avviato una procedura di visti speciali (Siv) per i cittadini afgani a rischio di persecuzione sotto il nuovo regime.

Si tratta di quanti hanno lavorato per il governo statunitense e all'interno delle missioni militari della Nato, di dipendenti ed ex dipendenti di organizzazioni giornalistiche, nonché di agenzie di aiuto e sviluppo con sede negli Stati Uniti e di altri gruppi di soccorso che ricevono finanziamenti Usa, spesso accusati di tradimento dai Talebani.

Quanti sono gli afgani bloccati dallo stop di Trump ai migranti

A complicare il quadro, c'è il fatto che la procedura di accoglienza prevedeva che i richiedenti dovessero lasciare l'Afghanistan e iniziare il processo di valutazione in un Paese terzo, che poteva durare dai 12 ai 14 mesi, senza però alcun supporto economico per il viaggio o la permanenza.

Versano in questa situazione circa 40mila afgani (in Pakistan e Qatar, oltre che in Albania), ha dichiarato sabato all'agenzia Reuters Shawn VanDiver, capo della coalizione #AfghanEvac di veterani e gruppi di difesa statunitensi, di cui un quarto già autorizzati.

In Albania ce ne sono oltre 3mila, molti dei quali avevano già sostenuto prima del 27 gennaio i colloqui richiesti dalla procedura o si erano visti già accogliere la domanda di visto speciale.

L'incertezza sulla loro sorte potrebbe durare almeno tre mesi, periodo necessario secondo la Casa Bianca a stilare un rapporto al Presidente per stabilire se la ripresa del programma sia nell'interesse degli Stati Uniti.

La politica di visti speciali ha permesso negli ultmi tre anni a oltre 200mila afgani di trasferirsi negli Usa.

Il sogno americano degli afgani al servizio degli Usa

Nonostante le promesse di un ritorno al potere all'insegna della moderazione, infatti, i Talebani hanno presto iniziato a imporre restrizioni alle donne, impedendo loro di accedere agli spazi pubblici e alla maggior parte dei lavori e vietando l'istruzione alle ragazze oltre la prima media.

Molti rifugiati afgani in Albania sperano ancora che Washington mantenga la promessa di accoglierli.

"Voglio che il governo americano, il presidente, abbia una buona impressione dei rifugiati", ha detto Hasibullah, uno delle centinana di afgani arrivati a Shengjin, una città sulla costa a circa 70 chilometri da Tirana, dove sorge anche uno dei Centri per il rimpatrio allestiti dall'Italia.

"Andare in America, lavorare lì e guadagnate un po' di soldi o aiutate la nostra famiglia a non vivere in una zona pericolosa", è l'obiettivo, ha aggiunto l'uomo.

Una donna che ha accettato di essere identificata solo come Palwasha N. per paura di ripercussioni sulla sua famiglia in Afghanistan, ha detto invece di non potere tornare a casa.

Il visto per gli Stati Uniti però le è stato negato perché ha omesso di includere nella domanda un programma di formazione. Palwasha, che vive con il marito e quattro figli, ha detto di essere stata convocata per un secondo colloquio per chiarire la sua documentazione, ma le è stato detto intanto di "integrarsi" in Albania.

"Non conosco l'albanese. Non sono stata portata qui per integrarmi in Albania. Ed è molto difficile anche per gli albanesi avere un lavoro e delle opportunità di impiego nel proprio Paese. Quindi come possiamo vivere qui?", si lamenta Palwasha.

L'Albania ha inizialmente accettato di ospitare gli afgani per un anno prima della loro sistemazione negli Stati Uniti, poi si è impegnata a tenerli più a lungo se i loro visti fossero stati ritardati.

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