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Migranti, approvato definitivamente il decreto "Flussi". Ecco le novità

Un'operazione di soccorso di migranti effettuata da Medici Senza Frontiere nel Mediterraneo
Un'operazione di soccorso di migranti effettuata da Medici Senza Frontiere nel Mediterraneo Diritti d'autore  Stefan Pejovic/Copyright 2021 The AP. All rights reserved.
Diritti d'autore Stefan Pejovic/Copyright 2021 The AP. All rights reserved.
Di Andrea Barolini
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Il decreto "Flussi" è stato convertito il legge grazie al via libera da parte del Senato, con 99 voti a favore e 65 contrari

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Con 99 voti a favore, 65 contrari e un astenuto, il Senato ha approvato il disegno di legge che permette di convertire in legge il decreto "Flussi", sul quale il governo aveva posto la fiducia. Il provvedimento punta a disciplinare gli arrivi e i rimpatri di migranti, dopo mesi di battaglia politica e polemiche, nonché di rilievi da parte della magistratura. Ma si punta anche a salvare il "modello Albania", che mira, a termine, a creare delle sorte di "hub" europei per poter effettuare velocemente i rimpatri. Una politica che è stata avallata dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e che però è stata oggetto di rilievi da parte dei giudici italiani.

La lista dei Paesi considerati "sicuri" dal governo

L'esame avviato in commissione Affari costituzionali alla Camera aveva portato all'introduzione di una serie di novità, che poi sono state approvate in parlamento in seconda lettura, senza che fossero apportate modifiche. Il principale cambiamento nel testo approvato è relativo all'elenco dei "Paesi sicuri" verso i quali è possibile operare rimpatri di migranti giunti irregolarmente sul territorio italiano.

In base "ai criteri stabiliti dalla normativa dell’Unione europea e dei riscontri giunti dalle organizzazioni internazionali competenti", la nuova lista include Albania, Algeria, Bangladesh, Bosnia-Erzegovina, Capo Verde, Costa d’Avorio, Egitto, Gambia, Georgia, Ghana, Kosovo, Macedonia del Nord, Marocco, Montenegro, Perù, Senegal, Serbia, Sri Lanka e Tunisia. Si tratta di un elenco che dovrà essere aggiornato ogni anno, al 15 gennaio, dal Consiglio dei ministri che dovrà pubblicare una relazione nella quale si farà il punto sulle situazioni di ciascuna nazione. Tale documento sarà poi trasmesso alle commissioni parlamentari competenti.

Competenza della Corte d'appello, irrigidimento dei ricongiungimenti familiari, secretati i contratti d'appalto

È stato poi approvato un emendamento della maggioranza, che attribuisce alla Corte d'appello la competenza in materia di convalida del trattenimento eventualmente disposto nei confronti di un migrante che abbia fatto richiesta di protezione internazionale. In precedenza, a decidere erano le sezioni immigrazione dei tribunali. Un'altra modifica riguarda poi i ricongiungimenti familiari: due emendamenti presentati dalla Lega dispongono che i richiedenti “dovranno risiedere nel nostro Paese non più solo per un anno, ma almeno per due consecutivi". Inoltre, l'idoneità dell'alloggio dovrà prevedere una verifica "sul numero degli occupanti e sui requisiti igienico sanitari".

Saranno quindi secretati i contratti d'appalto per l'affidamento di forniture e servizi, relativi a mezzi e materiali ceduti, destinati alla cessione o in uso a Paesi terzi, per il rafforzamento delle capacità di gestione e controllo delle frontiere e dei flussi migratori sul territorio nazionale e per le attività di ricerca e soccorso in mare. Si tratta di una decisione che ha incontrato la netta contrarietà delle organizzazioni non governative: è il caso di Emergency, secondo la quale "in pratica significa non sapere più niente delle motovedette che cediamo a Libia o Tunisia".

Una stretta arriva poi sulle misure di accoglienza dei migranti, che non verranno applicare a chi non presenta la domanda entro 90 giorni dal momento dell'ingresso in Italia. Mentre un altro emendamento introduce una pianificazione dei flussi migratori in arrivo per il triennio 2026-2028. Previsto poi uno stanziamento di 35 milioni di euro (e non più 15) per programmi di cooperazione con forze di polizia di Paesi terzi.

La reazione negativa delle organizzazioni umanitarie

Complessivamente, l'opinione delle Ong è particolarmente negativa: "Il vero obiettivo del provvedimento non è la gestione dei soccorsi in mare ma limitare e ostacolare la presenza delle navi umanitarie e arrivare a un piano di definitivo abbandono del Mediterraneo e di criminalizzazione del soccorso in mare", ha spiegato un gruppo di associazioni tra le quali Mediterranea Saving Humans, Medici Senza Frontiere, Open Arms, Resq, Sea Watch, Sos Humanity, Sos Mediterranée.

Secondo le organizzazioni umanitarie, infatti, la normativa "mira a indebolire il dovere giuridico di segnalare la presenza di imbarcazioni in difficoltà". Mentre "si inaspriscono ancora di più le misure punitive per le navi delle Ong che si occupano di ricerca e soccorso già previste nel decreto Piantedosi. Anzitutto, viene rimodulata la durata già del primo fermo amministrativo delle navi, stabilendo una soglia minima di 30 giorni e aprendo di fatto la strada a misure sanzionatorie più severe. Inoltre, una reiterazione della violazione avvenuta fino ai 5 anni precedenti, fa scattare l'inasprimento delle misure sanzionatorie, non solo se la reiterazione avviene da parte dello stesso comandante, ma anche da parte della stesso proprietario della nave o dello stesso armatore".

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