Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è tornato a chiedere che le forze di pace dell'Onu "lascino temporaneamente la zona di combattimento" nel sud del Libano. Italia e Unione Europea esortano al rispetto del personale Onu dopo i recenti attacchi alla missione Unifil
Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha chiesto nuovamente lunedì alla forza di peacekeeping delle Nazioni Unite in Libano (Unifil), di "lasciare temporaneamente la zona di combattimento", ribadendo che "l'accusa che Israele abbia deliberatamente attaccato il personale dell'Unifil è completamente falsa".
Israele ha ricevuto consistenti critiche internazionali dopo avere colpito almeno tre volte i caschi blu schierati nel sud del Libano, nell'ambito delle operazioni militari contro Hezbollah.
Lunedì i ministri degli Esteri di Italia (che ha il maggiore contingente militare nella zona), Francia, Germania e Regno Unito hanno emesso una nota congiunta condannando gli attacchi e chiedendo "a tutte le parti di attenersi ai propri obblighi per garantire la sicurezza del personale Unifil e permettere di continuare il suo mandato".
Gli attacchi alle forze Onu possono costituire crimini di guerra
Almeno cinque militari dell'Unifil (che sta per United Nations Interim Force In Lebanon e che conta circa 10mila effettivi da 50 Paesi) sono rimasti feriti finora. La missione è stata stabilita nel 1978 per assicurare la cessazione delle ostilità nell'area tra Israele e i movimenti armati palestinesi e, successivamente, i miliziani di Hezbollah.
Stephane Dujarric, portavoce del Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, ha dichiarato lunedì ai giornalisti che "gli attacchi contro le forze di pace violano il diritto internazionale, compreso il diritto internazionale umanitario, e possono costituire crimini di guerra".
Guterres ha invitato tutte le parti, compreso l'esercito israeliano, ad "astenersi da qualsiasi azione che metta a rischio le forze di pace". Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha espresso "forte preoccupazione" e ha ribadito il suo sostegno alla presenza e al ruolo della missione di pace "nel sostenere la sicurezza regionale".
I 15 membri del Consiglio hanno inoltre espresso "profonda preoccupazione" per le vittime civili, la distruzione delle infrastrutture e "sottolineato la necessità di sforzi diplomatici che portino a una fine duratura del conflitto e permettano ai civili di tornare in sicurezza alle loro case".
"L'Unifil non si ritira, è dove essere, almeno finché il Consiglio di Sicurezza dell'Onu non prenderà una decisione diversa", ha sottolineato da Lussemburgo, l'Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell'Ue, Josep Borrell.