Il primo ministro kosovaro Albin Kurti ha chiesto alla Serbia di consegnare i militanti incriminati per l'attacco armato a Banjska, nel nord del Kosovo, nel settembre 2023
A un anno dall'attacco armato a Banjska, nel nord del Kosovo, ad opera di un gruppo armato di estremisti serbi contro una pattuglia della polizia kosovara, il capo del governo di Pristina Albin Kurti è tornato a chiedere a Belgrado la consegna di Milan Radojičić, capo del commando ritenuto responsabile, dallo scorso ottobre in libertà vigilata in Serbia.
Nell'azione armata del 24 settembre 2023 a Banjska rimase ucciso un poliziotto kosovaro, e nello scontro a fuoco che ne seguì morirono tre degli assalitori. In occasione dell'anniversario Kurti ha fatto visita ai familiari dell'agente ucciso e ha reso omaggio alla sua tomba chiedendo alla comunità internazionale di premere su Belgrado affichè consegni a Pristina gli uomini armati rifugiatisi in Serbia.
Durante la sua visita a Banjska, Kurti ha inaugurato la targa della strada che conduce al villaggio e che è stata intitolata all'agente di polizia morto.
Nel settembre dello scorso anno, un gruppo armato di decine di estremisti serbi attaccò una pattuglia della polizia kosovara e si barricò in un monastero: nello scontro a fuoco, durato ore, rimasero uccisi un agente e tre degli aggressori.
All'inizio di settembre di quest'anno La procura speciale del Kosovo ha annunciato mercoledì l'incriminazione di 45 persone. Tra le accuse attività terroristiche, finanziamento del terrorismo e riciclaggio di denaro. Finora solo tre persone sono state arrestate, mentre altre sono latitanti.
Secondo Kurti il gruppo ha tentato anche di portare in Kosovo una grande quantità di armi, con lo scopo di istigare "un conflitto più ampio e più lungo".
La Serbia ha negato le accuse e afferma che gli uomini armati abbiano agito da soli.
L'Unione europea e gli Stati Uniti hanno condannato l'attacco e hanno chiesto alla Serbia di consegnare gli uomini ritenuti responsabili.
Il portavoce dell'Ue Peters Stano ha sottolineato l'importanza di perseguire i responsabili e ha affermato che questo episodio ricorda la necessità di portare avanti la normalizzazione delle relazioni tra Kosovo e Serbia.