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Buenos Aires, scontri tra manifestanti anti-Milei e polizia fuori dal Congresso argentino

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Di Michela Morsa
Pubblicato il Ultimo aggiornamento
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Le proteste sono scoppiate contro il voto e l'approvazione in Senato di un progetto di profonda revisione dello Stato proposto dal presidente Javier Milei. La polizia ha usato gas lacrimogeni e cannoni ad acqua per disperdere i manifestanti, arrestate 27 persone e feriti tre poliziotti

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Manifestanti e polizia si sono scontrati fuori dal Congresso argentino mercoledì, nella capitale Buenos Aires. Le proteste sono avvenute mentre il Senato argentino votava e approvava in via generale la "Legge delle basi e dei punti di partenza per la libertà degli argentin", un progetto di revisione dello Stato proposto dal presidente Javier Milei.

Molte persone si erano radunate nella piazza antistante il Congresso fin da martedì sera, sorvegliati dalla polizia. Ma la situazione è degenerata nel pomeriggio di mercoledì dopo ore di tensione e quando il volume della folla è aumentato.

Alcuni manifestanti hanno lanciato pietre, bastoni e bottiglie e la polizia è intervenuta con gas lacrimogeni, proiettili di gomma e cannoni ad acqua, mentre sul posto si sentivano diverse esplosioni. Il veicolo di una stazione radiofonica è stato dato alle fiamme. La polizia ha riferito dell'arresto di 27 persone e del ferimento di tre poliziotti.

Il pacchetto di leggi - già approvato dalla Camera - propone profonde riforme dello Stato e la deregolamentazione di varie legislazioni, tra cui molte fiscali. Soprattutto, tra i vari emendamenti e misure, figura la dichiarazione di "emergenza pubblica in materia amministrativa, economica, finanziaria ed energetica per un periodo di un anno", che delegherebbe il potere al ramo esecutivo di legiferare in queste aree senza la necessità di passare dal Congresso.

Milei, che si definisce "anarco-capitalista", è salito al potere promettendo di risolvere la peggiore crisi economica argentina degli ultimi venti anni. Ma il suo partito politico, composto da principianti, detiene solo una piccola minoranza di seggi al Congresso e ha faticato a trovare accordi con l'opposizione.

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