Guerra in Ucraina: Macron pronto a inviare truppe a Kiev, l'Italia frena

Il presidente francese Emmanuel Macron
Il presidente francese Emmanuel Macron Diritti d'autore Lewis Joly/Copyright 2024 The AP. All rights reserved.
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Di Ilaria Cicinelli
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Il presidente francese Macron è tornato a ribadire l'eventuale invio di truppe in Ucraina: "Se l'Europa abbandona Kiev, credibilità ridotta a zero". I rapporti tra Cremlino ed Eliseo ai minimi storici, tensioni anche tra Francia e Germania. Tajani: "Escludiamo l'invio di truppe italiane"

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"Non escludo l'invio delle truppe in Ucraina, la Russia non può e non deve vincere", lo ha detto il presidente francesce Emmanuel Macron in un'intervista alla televisione francese giovedì, alla vigilia delle elezioni presidenziali russe che con ogni probabilità vedranno il presidente Vladimir Putin riconfermato per altri sei anni. 

Macron ha sottolineato che se le cose dovessero degenerare sarebbe soltanto responsabilità della Russia, che secondo Parigi punta a espandersi. 

"Se abbandoniamo l'Ucraina, se lasciamo che l'Ucraina perda questa guerra, la Russia minaccerà sicuramente la Moldova, la Romania, la Polonia". Per il presidente francese la stessa sicurezza della Francia e dell'Europa intera si gioca in Ucraina e se Mosca vincesse la credibilità europea sarebbe ridotta a zero

Rapporti tesi tra Macron e Putin, divergenze con Scholz sugli aiuti a Kiev

Mai negli ultimi anni i rapporti tra l'Eliseo e il Cremlino sono stati così ai ferri corti se si pensa che Macron fino al maggio 2022 era tra i pochi leader a chiedere ai partner europei di "non umiliare la Russia dopo la guerra ". Se all'inizio del conflitto il presidente francese era disposto a dialogare con il suo omologo russo, ora i rapporti tra i due sono inesistenti, con Macron che gli rimprovera "una deriva personale" e le allusioni all'uso del nucleare

Anche i rapporti con gli alleati non sono però dei migliori, viste le divergenze e le diverse prospettive sugli aiuti da destinare all' Ucraina. In particolare le relazioni con il cancelliere tedesco Olaf Scholz sono segnate dal disaccordo sull'invio dei missili a lungo raggio Taurus a Kiev

Nonostante la ministra degli Esteri Annalena Baerbock abbia detto che il venir meno del supporto a Kiev potrebbe avvicinare la guerra ai Paesi europei, alludendo in maniera critica al categorico rifiuto di Scholz sull'invio dei missili, per Berlino inviare un tipo di arma in grado di penetrare nel cuore della Russia significa esporsi al rischio di veder precipitare definitivamente i rapporti con Mosca, con conseguenze imprevedibili.  Una posizione che è piaciuta poco a Parigi, con dure critiche da parte dell'Eliseo. La cancelleria tedesca a sua volta ha accolto con rabbia il rifiuto di Macron di ritrattare le sue parole sull'invio delle truppe insieme alle allusioni del presidente francese che ha invitato gli alleati a "non essere codardi". 

Per allentare la tensione e chiarire le rispettive posizioni sul sostegno militare dell'Europa a Kiev, Macron e Scholz si incontreranno venerdì pomeriggio nella capitale tedesca insieme al primo ministro polacco Donald Tusk. 

La reazione dell'Italia alle parole di Macron sulla Russia

Il ministro italiano degli Affari esteri Antonio Tajani ha reso noto che quella ventilata da Macron è un'opzione che l'Italia non contempla. "Vogliamo la pace, vogliamo che ci sia una trattativa che permetta all'Ucraina di essere un Paese indipendente, ma non vogliamo fare la guerra alla Russia. Escludo l'invio di truppe italiane", ha dichiarato il ministro. 

Tajani ha poi commentato le parole di Putin dei giorni scorsi sulla possibilità di un conflitto nucleare, affermando che si tratta di un messaggio per le elezioni al popolo russo, una mossa per la propaganda elettorale "per far vedere che Putin è il nuovo Stalin che difende l'integrità territoriale russa minacciata dall'Occidente".

Il ministro ha inoltre commentato le parole pronunciate domenica da Papa Francesco riferite alla pace, sulle quali non si sono risparmiate le polemiche nei giorni scorsi. Il pontefice "non fa né il politico, né il militare. È giusto che dica 'dobbiamo fare di tutto per arrivare alla pace'".

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