Attacchi agli Houthi da Stati Uniti e Regno Unito, ribelli pronti a combattere Israele

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Nuovi attacchi da parte di Washington e Londra contro obiettivi degli Houthi in Yemen. Sale la tensione in Medio Oriente, con i ribelli che si dicono pronti a rispondere all'escalation e si esercitano per combattere contro Israele

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Gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno lanciato nella notte tra sabato e domenica una nuova serie di attacchi contro obiettivi Houthi nello Yemen. Secondo le comunicazioni ufficiali di Washington, sono stati colpiti almeno trenta obiettivi in più di dieci località e diversi missili da crociere antinave sono stati distrutti. Gli Stati Uniti hanno avvertito che continueranno a proteggere le navi nel Mar Rosso e che la loro risposta dopo l'attacco di miliziani filo-iraniani alla base Torre 22 in Giordania, che ha provocato la morte tre militari, non si limiterà a una notte, a un obiettivo o a un gruppo.

Le operazioni di Washington e Londra contro gli Houthi

Come riportato dal Comando centrale dell'esercito statunitense (Centcom), sei missili da crociera antinave sono stati lanciati dagli Houthi nel Mar Rosso, dove sono stati intercettati con successo. Più tardi le forze Usa e del Regno Unito hanno condotto un'operazione contro oltre trenta obiettivi in 13 località in Yemen. Si tratta, secondo le forze Usa, di postazioni usate dai ribelli per colpire le navi che transitano nel Mar Rosso. Centcom ha poi fatto sapere che un altro missile da crociera antinave pronto a essere lanciato è stato distrutto. "Rappresentava una minaccia imminente per le navi della marina americana e le navi mercantili nella regione", ha spiegato il Comando centrale. 

Il segretario alla Difesa britannico, George Shapps, ha dichiarato che gli ultimi attacchi non fanno parte di un'escalation: "Abbiamo già attaccato con successo obiettivi di stoccaggio e di lancio e sono fiducioso che i nostri ultimi attacchi abbiano minato le capacità degli Houthi".

I nuovi attacchi sono arrivati poche ore dopo che Has Grundberg, l'inviato speciale delle Nazioni Unite per lo Yemen, ha incontrato il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amirabdollahian, a Teheran per discutere dell'instabilità della regione dovuta alla guerra di Gaza e all'attività dei gruppi sostenuti dall'Iran. 

Houthi principale obiettivo degli Stati Uniti nella regione

Gli obiettivi Houthi di sabato si trovavano in 13 località diverse e sono stati attaccati dai caccia F/A-18 statunitensi. Questi obiettivi Houthi sostenuti dall’Iran, ha spiegato il Comando Usa, includevano molteplici strutture di stoccaggio sotterranee, comando e controllo, sistemi missilistici, siti operativi e di stoccaggio UAV, radar ed elicotteri.Sebbene non sia stata avanzata alcuna ipotesi di responsabilità diretta, i ribelli sono uno dei principali avversari degli Stati Uniti da quando Hamas ha attaccato Israele il 7 ottobre, uccidendo più di 1.200 persone e prendendo circa 250 ostaggi.

Houthi: "Risponderemo a escalation con escalation"

Dopo gli attacchi in Yemen, gli Houthi hanno minacciato di "rispondere all'escalation con l'escalation". Lo ha dichiarato l'ufficiale dei ribelli Mohammed Al-Bukhaiti. "Le nostre operazioni militari contro l'entità sionista continueranno fino a quando non terminerà l'aggressione a Gaza, non importa quanti sacrifici ci comporti", ha scritto in un post su X.

"Questi attacchi non ci distoglieranno dalla nostra posizione morale, religiosa e umanitaria a sostegno del risoluto popolo palestinese nella Striscia di Gaza, e non passeranno senza risposta e punizione", ha aggiunto sui social il portavoce militare dei ribelli yemeniti filo-iraniani Houthi, Yahya Sarae.

Sabato gli Houthi hanno pubblicato un filmato che mostra un'esercitazione militare che simula l'attacco a postazioni militari israeliane. Questa clip della manovra, visibile in parte nel video in alto, intitolata "Lo Yemen è il sostegno della Palestina", mostra i combattenti Houthi che assaltano strutture e simulano l'arresto di un soldato israeliano.

Le operazioni degli Stati Uniti contro le milizie filo-iraniane

Le operazioni degli Stati Uniti nella regione si stanno svolgendo su più fronti. Oltre agli attacchi alle postazioni degli Houthi, le forze Usa hanno colpito anche obiettivi delle milizie filo-iraniane in Iraq e Siria in riposta al bombardamento che ha ucciso tre marines nella base Torre 22 in Giordania.

Il ministro degli Esteri iracheno ha chiesto un incontro all'ambasciata statunitense per presentare una protesta formale per gli attacchi statunitensi della notte tra venerdì e sabato. Secondo gli Stati Uniti, quell'attacco ha colpito 85 obiettivi collegati alle milizie sostenute dall'Iran. Secondo i media statunitensi, l'Iraq era stato avvertito prima che venissero compiuti gli attacchi. Baghdad, tuttavia, nega di aver ricevuto alcun avvertimento.

Il primo ministro iracheno Mohammed Shia al-Sudani ha visitato domenica un ospedale di Baghdad per controllare i membri delle Forze di Mobilitazione Popolare (Pmf) che sarebbero stati feriti dagli attacchi aerei statunitensi sulle loro posizioni vicino al confine siriano. Nella sua visita, al-Sudani è stato accompagnato da Falih al Fayyadh, capo delle Forze di Mobilitazione Popolare, insieme a funzionari governativi e militari.

Il portavoce del governo iracheno Bassim al-Awadi ha dichiarato che gli attacchi nella città irachena di Al-Qaim, vicino al confine con la Siria, hanno provocato 16 morti, tra cui civili, e 25 feriti, oltre a "danni significativi" a case e proprietà private.

Il Pmf, un gruppo di milizie principalmente sciite sostenute dall'Iran, è stato ufficialmente portato sotto l'ombrello delle forze armate irachene dopo essersi unito alla lotta contro lo Stato Islamico nel 2014, ma in pratica continua ad operare in gran parte al di fuori del controllo statale.

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