Nobel per la pace: i figli di Narges Mohammadi ritirano il premio in nome dell'attivista detenuta a Teheran. Mohammadi, 51 anni, premiata a ottobre come riconoscimento per i due decenni di lavoro in difesa dei diritti umani in Iran, rimane in carcere dove ha iniziato un nuovo sciopero della fame
Una cerimonia prestigiosa con una grande assente: il premio Nobel per la Pace 2023 è stato assegnato domenica 10 dicembre a Oslo all'attivista iraniana Narges Mohammadi che, imprigionata nel suo Paese, è stata rappresentata dai figli.
La sua coraggiosa lotta per la libertà e per i diritti umani decennale le è valsa il premio.
Il Nobel per la Pace di quest'anno riconosce tutte le donne coraggiose in Iran, e in tutto il mondo, che lottano per i diritti umani fondamentali e per la fine della discriminazione e della segregazione della donna, ha dichiarato Berit Reiss-Andersen, presidente del Comitato norvegese per il Nobel.
Secondo la sua famiglia, la donna osserverà contemporaneamente uno sciopero della fame in solidarietà con la comunità bahai, la più grande minoranza religiosa in Iran, che si dice vittima di discriminazioni in molti settori della società.
Feroce oppositrice dell'obbligo di indossare l'hijab per le donne e della pena di morte in Iran, Mohammadi è stata arrestata e condannata più volte negli ultimi decenni. Tra le donnea capo del movimento protagonista delle proteste del 2022 è nuovamente detenuta dal 2021 nel carcere di Evin, a Teheran.
Sul palco di Oslo è stata lasciata una sedia vuota per l'attivista. Al suo posto, i gemelli diciassettenni Ali e Kiana hanno ritirato il premio e hanno letto un messaggio di ringraziamento che la donna è riuscita a trasmettere dal carcere. Narges Mohammadi ha ribadito la sua condanna del "regime religioso tirannico e misogino" dell'Iran.
Intanto le autorità iraniane hanno impedito la partenza verso Parigi ai genitori e al fratello della 22enne Mahsa Amini,la giovane curdo iraniana morta l'anno scorso mentre era sotto la custodia della polizia morale per non avere indossato il velo correttamente. I familiari di Amini sarebbero dovuti volare nella capitale francese per ritirare il Premio Sakharov, assegnato postumo alla giovane vittima.
Lo ha dichiarato all'Afp l'avvocato della famiglia in Francia. "Ai familiari è stato vietato di salire sul volo che li avrebbe portati in Francia nonostante avessero il visto", ha detto Chirinne Ardakani. "I loro passaporti sono stati confiscati", ha aggiunto.