Che differenza fa per la Russia di Putin la condanna della guerra da parte degli oligarchi?

Arkady Volozh, Vladimir Putin e Oleg Tinkov
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Di Giulia Carbonaro
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Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese

Dal febbraio 2022 solo pochi oligarchi russi si sono espressi contro l'invasione dell'Ucraina. La loro condanna pubblica della guerra ha raggiunto l'opinione pubblica russa e il Cremlino?

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"L'invasione dell'Ucraina da parte della Russia è una barbarie e io sono categoricamente contrario", ha dichiarato la scorsa settimana Arkady Volozh, il cofondatore del motore di ricerca russo Yandex.

Lui è uno dei tanti oligarchi colpiti dalle sanzioni dell'Unione europea nel giugno 2022.

"Sono inorridito dalla sorte delle persone in Ucraina - molte delle quali sono miei amici e parenti - le cui case vengono bombardate ogni giorno", ha aggiunto Volozh in una dichiarazione pubblicata giovedì scorso. 

Si è trattato di una dichiarazione di grande impatto, che ha condannato inequivocabilmente la guerra di Vladimir Putin contro l'Ucraina e che ha inserito Volozh nella lista, piuttosto corta, di oligarchi russi che si sono espressi contro l'invasione dal febbraio 2022.

Volozh, che ha co-fondato Yandez nel 1997 e poi si è trasferito in Israele nel 2014, si è dimesso da Amministratore delegato della società, lasciando il suo Consiglio di Amministrazione l'anno scorso dopo che l'Ue ha incluso la società in un elenco di aziende russe sanzionate.

Secondo l'Unione europea il motore di ricerca era "responsabile della promozione delle narrazioni di Stato nei suoi risultati di ricerca, nonché della de-classificazione e della rimozione di contenuti critici nei confronti del Cremlino, come quelli relativi alla guerra della Russia contro l'Ucraina".

Il sito ha inoltre accusato Volozh di aver sostenuto "materialmente o finanziariamente" l'invasione. Una decisione che l'oligarca ha definito "sbagliata".

Gli oligarchi russi stanno cedendo alle pressioni occidentali?

La recente condanna pubblica di Volozh della guerra potrebbe apparire come un esempio del fatto che le sanzioni imposte dall'Ue hanno funzionato come previsto, facendo crollare la presunta fedeltà di Volozh verso Putin.

Ma non è questo il caso, almeno secondo Emily Ferris, ricercatrice in sicurezza russa ed eurasiatica presso il Royal United Services Institute (RUSI), un think tank britannico sulla sicurezza e la difesa.

"È molto facile esprimersi contro il regime quando non si è nel Paese in questione e quando la maggior parte dei propri beni non è più nel Paese", ha detto Ferris a Euronews.

"La maggior parte degli oligarchi, francamente, non si mai espresso contro la guerra", ha aggiunto. "E questo perché la maggior parte di loro è ancora in Russia e ha ancora i propri beni lì. Non ho visto molti oligarchi trasferire i loro beni fuori dalla Russia - e questo è in parte dovuto al fatto che è molto difficile farlo".

Tra i pochi altri oligarchi russi di spicco, che hanno condannato pubblicamente la guerra, c'è Oleg Tinkov, il fondatore della Tinkoff Bank - uno dei maggiori istituti di credito russi - che l'anno scorso ha rinunciato alla cittadinanza russa per condannare "il fascismo di Putin".

Prima di lui, l'investitore israelo-russo Yuri Milner - che aveva lasciato la Russia per gli Stati Uniti nel 2014 - aveva fatto lo stesso.

Ciò che accomuna tutti questi oligarchi è che sono fuori dalla Russia.

"Se si è in Russia, è molto difficile parlare contro la guerra, perché si rischia di essere perseguiti", ha dichiarato a Euronews David Lewis, professore di politica globale all'Università di Exeter, nel Regno Unito.

Mikhail Klimentyev/Sputnik - AP Pool
Russian President Vladimir Putin at the Russian Foreign Intelligence Service conference in Moscow, 15 August 2023Mikhail Klimentyev/Sputnik - AP Pool

"Coloro che vogliono mantenere i legami commerciali con la Russia rimangono in gran parte in silenzio e solo coloro che vivono fuori dal Paese, hanno in gran parte tagliato i loro legami commerciali con la Russia e quindi possono parlare esplicitamente. Ma anche tra questi, non sono molti quelli che poi denunciano".

Lewis ha aggiunto che l'idea che le sanzioni possano mettere gli oligarchi contro Putin è sempre stata "piuttosto ingenua".

"La politica e gli affari sono così strettamente intrecciati in Russia che è quasi impossibile mantenere i propri affari se ci si oppone alle politiche del governo", ha detto.

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I membri dell'élite russa all'interno del Paese, che hanno voluto prendere le distanze dalla posizione del Cremlino sull'Ucraina, hanno reagito in sordina alla guerra, scegliendo di non sostenere pubblicamente l'invasione ma non si sono mai espressi contro, ha detto Ferris.

Questo è uno dei motivi per cui, in Russia, la dura condanna della guerra da parte di Volozh non ha fatto molto scalpore.

"Credo che abbia avuto un impatto pratico molto limitato", ha detto Ferris. "La gente in Russia non vede gli oligarchi e gli imprenditori locali come una sorta di bussola morale per la nazione".

Anche le dichiarazioni di condanna della guerra da parte degli oligarchi ricevono una copertura molto limitata nei media russi, "sempre che vengano coperte del tutto", ha detto Ferris.

Il potere degli oligarchi contro Putin

"Questi casi individuali non sono sufficienti a cambiare i termini del dibattito o a spostare il discorso in tempi brevi", ha dichiarato Lewis.

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"Gli oligarchi hanno pochissima influenza sul processo decisionale, in particolare sulle decisioni relative alla guerra stessa. Sono molto più dipendenti da Putin di quanto lui non lo sia da loro", ha aggiunto. "Sono un gruppo piuttosto debole nella politica russa, e lo sono da tempo".

Ferris concorda sul fatto che i pochi atti di ribellione degli oligarchi russi all'estero non possono nemmeno scalfire l'immagine di Putin in patria.

"La sua presa sul potere non è dettata da questi oligarchi minori, ma dai capi militari, dalle forze armate, dalle persone che gli sono vicine - e in questo gruppo non c'è stato alcun tipo di rottura nel loro consenso alla guerra", ha detto Ferris.

Se gli oligarchi contrari alla guerra fossero quelli con una presenza significativa nel Paese, a capo di aziende con centinaia e migliaia di persone che potrebbero perdere il lavoro a causa della loro insubordinazione, allora questo farebbe la differenza per Putin e la società russa. Ma è improbabile che ciò accada.

"Tutti coloro che guadagnano moltissimo in quel Paese sono in gran parte di proprietà di Putin, perché lui ha creato le condizioni per consentire loro di diventare così potenti", ha detto Ferris. "Sarebbe incredibilmente sciocco mettersi contro di lui".

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