Hikmat ha deciso di ritornare qui con la sua famiglia per riallacciarsi alle radici dei suoi antenati. Ma il ricordo delle crudeltà del conflitto è ancora vivo
Il villaggio di Lachin è sempre stato uno dei punti caldi negli oltre trent'anni di conflitto tra Azerbaigian e Armenia per il controllo della regione del Nagorno-Karabakh. Oggi sembra un quartiere a cielo aperto, a giudicare dalla quantità di case in costruzione.
Tre anni fa, la Russia ha mediato un accordo di cessate il fuoco che ha permesso all'Azerbaigian di riprendersi buona parte dei territorio nazionale che l'Armenia occupava dai primi anni Novanta.
Gli equilibri in questa regione sono così fragili che Mosca ha stabilito una missione di pace nella regione. Oggi il cosiddetto corridoio di Lachin che collegava quest'area contestata all'Armenia non passa più da qui. I soldati russi non ci sono più, ma l'importanza della città è innegabile.
Hikmat ha deciso di trasferirsi con la sua famiglia. "I miei nonni e prima ancora i miei bisnonni abitavano qui; erano tristi perché ne sentivano la mancanza", ci spiega.
Ma fare questa scelta ha significato scavare nel dolore. Le tombe dei suoi antenati nel cimitero vicino alla città sono state devastate durante le sei settimane di conflitto nel 2020 a causa della grande quantità di cadaveri da seppellire.
Il dolore incomprensibile all'esterno è ciò che accomuna le due parti in guerra. I negoziati tra i leader di Azerbaigian e Armenia continuano, ma la strada per una pace duratura dovrà coinvolgere le due popolazioni, che portano addosso i segni indelebili lasciati da decenni di conflitto. E che neanche la ricostruzione potrà cancellare.