Tanti morti per la corta guerra dell'Alto-Karabakh. L'Azerbaigian pubblica il numero dei caduti

Tanti morti per la corta guerra dell'Alto-Karabakh. L'Azerbaigian pubblica il numero dei caduti
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Di Sergio Cantoneeuronews
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I costi sproporzionati della guerra d'autunno nel Caucaso Meridionale. Tanti morti per il breve conflitto armato nell'Alto-Karabakh. L'Azerbaigian pubblica il numero dei caduti. Sono 2800 per soli 44 giorni di combattimenti

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Duemilaottocento militari morti in quarantaquattro giorni di combattimenti. Sono le cifre sproporzionate, e solo di parte azerbaigiana, rese pubbliche da Baku sulle vittime della breve guerra d'autunno nell'Alto-Karabakh tra Armenia e Azerbaigian. 

Il presidente della 'petrorepubblica' caucasica, Ilham Alyev, ha partecipato al giorno della rimembranza per i caduti di fronte al monumento della fiamma eterna nella capitale. 

Una cerimonia di raccoglimento si trasforma nell'occasione di celebrare una vittoria militare politicamente significativa per un Paese colpito duramente nelle sue economie dalle conseguenze del Covid, con una caduta vertiginosa delle esportazioni di idrocarburi. 

A breve termine il successo militare rafforza il potere politico del presidente in carica dal 2003, anno in cui Ilham Aliev, succedette al defunto padre, Aidar, quest'ultimo considerato dal popolo azero un autentico padre della patria e del miracolo degli idrocarburi. 

Turchia e Russia hanno svolto un ruolo determinante nella guerra da poco congelata. Ankara sostenendo apertamente la parte azera contro il nemico storico armeno, e Mosca invece -nel ruolo di 'onesta sensale'- ha proposto alle parti un accordo di cessate il fuoco, con l'invio di suoi militari come forze di interposizione. 

Ma per far valere maggiormente la propria salomonica influenza, la Russia sfoggia pure la sua capacità di persuasione pacifica, il soft-power. Unità della protezione civile inviate da Mosca ispezionano le infrastrutture di pubblica utilità danneggiate nei combattimenti nel Nagarno-Karabakh per cominciare un'opera di ricostruzione che sia di giovamento alla popolazione locale e convinca gli sfollati a tornare nelle regioni d'origine. 

Anche in Armenia, la grande sconfitta dalla guerra d'autunno, ci sono state ingenti perdite strategiche e umane . Nella capitale Yerevan si susseguono le manifestazioni contro il primo ministro Nikol Pashinyan accusato di non aver saputo gestire le cause e le conseguenzze del conflitto e di avere accettato un accordo di cessate il fuoco penalizzante.

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