La Russia vuole essere l'unico arbitro nel Nagorno-Karabakh

Il presidente Putin Vladimir Putin attende nella residenza di Bocharov Ruchei i leader di Armenia e Azerbaijan
Il presidente Putin Vladimir Putin attende nella residenza di Bocharov Ruchei i leader di Armenia e Azerbaijan Diritti d'autore Sergei Bobylev/Sputnik
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Di Euronews
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I leader di Armenia e Azerbaijan convocati a Sochi per scalzare la mediazione degli USA

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Il Presidente russo Vladimir Putin sta tentando la mediazione con il primo ministro armeno Nikol Pashinyan e il presidente azero Ilham Aliyev a poco più di un mese di distanza dagli scontri che hanno causato 286 morti, il più alto bilancio di vittime dalla guerra del 2020 per il controllo del Nagorno-Karabakh. Fu la stessa Russia nel 2020 a giocare un ruolo di primo piano per mettere fine alla guerra di sei settimane che ha causato più di 6.500 vittime.

Davanti agli sforzi degli Stati Uniti di mediare un cessate il fuoco successivamente fallito e al dispiegamento di una missione civile nella regione da parte dell'Unione europea, Mosca vuole nuovamente continuare a restare un attore determinante per la regione. Fedele alleato di Erevan, il Cremlino lavora instancabilmente per non far scivolare la regione fuori dalla sua sfera di influenza ed evitare che gli Stati Uniti possano insersi nei possibili negoziati per il cessate il fuoco come successo nel 2020. Circa 2 mila truppe di Mosca sono dispiegate nella regione per servire come forze di pace. Nel suo delicato gioco di equilibri volto a mantenere relazioni amichevoli con entrambi i Paesi, rientra anche la scelta di Mosca di non abbandonare la base militare presente in Armenia.

Alcuni funzionari armeni hanno espresso il loro disappunto per il fatto che Mosca non abbia intrapreso un'azione più decisa per aiutare l'Armenia, ma anche i vertici della federazione non hanno gradito gli sforzi di Erevan di sviluppare legami più stretti con Washington, a partire dalla visita di una delegazione del Congresso statunitense guidata dal presidente della Camera Nancy Pelosi avvenuta a settembre.

Gli scontri dello scorso settembre nascono dal vuoto lasciato dall'accordo sul cessate il fuoco che la Russia ha promosso. Lo stesso Putin consigliò al governo di Pashinyan, prima delle ostilità del 2020, di accettare un compromesso che prevedesse la rinuncia da parte delle forze armene alle terre azere al di fuori del Nagorno-Karabakh (i 7 distretti azeri adiacenti alla regione) conquistate all'inizio degli anni Novanta.

Mosca ha lasciato intendere di essere disposta ad aiutare l'Armenia e a negoziare un accordo migliore che permetta al Nagorno-Karabakh di mantenere un certo grado di autonomia (l'80% del territorio dal 2020 è occupato militarmente dall'esercito azero). Ma ha avvertito che Erevan deve essere pronta a fare concessioni.

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