Le bandiere russe nel Niger allo sbando. L'Ecowas valuta l'intervento

In Niger assalto all'ambasciata francese e sostegno alla Russia
In Niger assalto all'ambasciata francese e sostegno alla Russia Diritti d'autore Sam Mednick/Copyright 2023 The AP. All rights reserved.
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Di Gianluca Martucci
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Nelle manifestazioni pubbliche in strada cresce la francofobia e si intonano cori a favore del presidente russo Putin. In quale direzione va il Paese?

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A pochi giorni dall'inizio del tentato colpo di Stato in Niger, nelle strade della capitale Niamey, la narrativa degli eventi si arricchisce coinvolge sempre più le potenze straniere. Mentre restano opache le capacità del nuovo leader autoproclamato Abdourahamane Tchiani di consolidare il controllo del Paese in maniera stabile, nei cortei in strada, insieme ai sostenitori dei golpisti, proliferano le bandiere russe e i cori a favore del presidente russo Vladimir Putin. Il nemico comune in queste manifestazioni è la Francia, l'ex potenza coloniale.

A Niamey è in corso una riedizione di quanto si è visto in Burkina Fasonelle manifestazioni a supporto della nuova leadership dopo il colpo di Stato dell'ottobre 2022. Dimostrazioni di questo genere dovrebbero essere scontate in territorio burkinabé, vista la presenza ingombrante delle milizie mercenarie legate al Cremlino. Lo dovrebbero essere meno in Niger, dove era la presenza del gruppo Wagner è meno evidente al cospetto dei contingenti militari e diplomatici dell'Occidente, che a lungo considera il Paese un partner affidabile per la lotta al terrorismo, la gestione dei flussi migratori dall'Africa occidentale e l'espansione dell'influenza nella regione. 

La natura del coinvolgimento della Russia nelle manifestazioni, se c'è, non è chiara, e gli stessi ribelli della guardia presidenziale non si sono ancora espressi pubblicamente sulla rete di alleanze internazionali in cui collocarsi. Tra la gente in strada Mosca è vista sempre più come una potente alternativa alla Francia.

Gli attacchi alle ambasciate

Domenica 30 luglio migliaia di persone hanno raggiunto l'ambasciata francese a Niamey. Alcune tra loro hanno insistito per entrare nell'edificio, altri hanno strappato la targa posta all'entrata per poi calpestarla sull'asfalto e sostituirla con la bandiera russa e quella nigerina. Altri ancora si sono diretti verso l'ambasciata americana per rispondere al sostegno "incrollabile" che Washington ha promesso al presidente deposto Mohamed Bazoum, sequestrato dalle guardie insorte.

I tentativi di mantenere il Paese nell'orbita delle alleanze occidentali non mancano.

La Francia ha annunciato la sospensione di tutti gli aiuti per lo sviluppo socio-economico e militare del Paese. Gli Stati Uniti hanno minacciato di interrompere il sostegno economico al Paese, l'Unione Europea invece ha annunciato l'immediata sospensione a tempo indeterminato dell'esborso delle risorse stanziate e di quelle promesse dall'Alto rappresentante Josep Borrell nella sua visita al Paese solo una settimana prima del golpe.

La posta in palio

Per il Niger lo stop ai finanziamenti dall'estero sarebbe un danno più grave che in qualsiasi altro Paese del Sahel, visti i milioni di dollari di assistenza militare ricevuti dai partner occidentali. E le ritorsioni economiche non sarebbero meno dolorose.

L'Unione Africana e la Comunità degli Stati dell'Africa occidentale (Ecowas) hanno minacciato sanzioni punitive. In un vertice convocato di urgenza  i membri dell'Ecowas hanno avvertito la nuova aspirante leadership nigerina sul possibile isolamento finanziario e commerciale di Niamey, senza escludere il ricorso all'uso della forza con un contingente militare organizzato a livello regionale.

Le sanzioni economiche potrebbero avere un impatto notevole sui nigerini, che secondo gli ultimi dati delle Nazioni unite vivono nel terzo Paese più povero del mondo. Il Paese importa il 90% dell'energia necessaria al fabbisogno nazionale dalla Nigeria.

Il colonnello Amadou Abdramane, portavoce dei golpisti ha affermato che l'obiettivo dell'Ecowas è quello di sviluppare "un piano di aggressione contro il Niger attraverso un imminente intervento militare".

L'ultimatum dell'organizzazione durerà sette giorni. I ribelli hanno invitato gli alleati occidentali e regionali a non interferire negli affari interni. Ma dopo i colpi di stato in Guinea, Mali e Burkina Faso, contrastare l'instabilità nel Niger con qualsiasi mezzo è anche una questione di credibilità.

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