La Russia non rinnova gli accordi sul grano. Erdogan: Putin ci ripenserà

Porto per l'esportazione di grano in Ucraina, aprile 2023
Porto per l'esportazione di grano in Ucraina, aprile 2023 Diritti d'autore Andrew Kravchenko/Copyright 2023 The AP. All rights reserved
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Gli accordi sul grano sono scaduti e Mosca non li rinnoverà, ha dichiarato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. I cereali ucraini sono fondametali per la sicurezza alimentare globale

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Mosca ha deciso di non rinnovare gli accordi sul grano. L'intesa, che ha permesso l'sportazione dei cerali ucraini dal 2022 è finita "de facto" i 17 luglio, ha dichiarato Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. Gli accordi permettevano il transito delle navi cargo provenienti dai porti di Odessa, Chornomorsk e Yuzhny/Pivdennyi attravero il mar Nero e verso Africa e Medioriente .

Il patto è considerato cruciale per scongiurare una crisi alimentare globale. Secondo Mosca la parte degli accordi che riguardavano la Russia non è stata rispettata, in particolare la cessione delle derrate ai paesi più poveri, e l'ammorbidimento delle sanzioni occidentale che limitano le sue esportazioni agricole. MaPeskov non ha escluso di riconsiderare la decisione se le condizioni saranno rispettate. 

"Gli accordi del Mar Nero sono arrivati a scadenza naturale il 17 luglio", ha spiegato il portavoce del Cremlino, come detto in precedenza dal presidente russo Vladimir Putin. Un portavoce ha spiegato ai media russi che Mosca ha notificato la decisione a Turchia, Ucraina e Onu. I canali diplomatici hanno lavorato per giorni, tra l’ottimismo Turco e la cautela di Mosca. L’intesa, infatti, è considerata cruciale per scongiurare una crisi alimentare mondiale.

Le reazioni della comuità internazionale

La decisione ha suscitato grande preoccupazione all'interno della comunità internazionale. Ma il presidentye turco Recep Tayyip Erdogan, uno dei principali mediatori dell'accordo siglato nel 2022, si è detto fiducioso che la Russia tornerà sui suoi passi: "Nonostante la dichiarazione di oggi, credo che il presidente della Federazione Russa, il mio amico Putin, voglia che questo ponte umanitario continui".

Nel tweet: " Erdogan diche che parlerà con Putin del futuro dell'accordo sul grano"

Un'ipotesi che sempra trovare consistenza nelle dichiarazioni del Cremlino: "Mosca rientrerà negli accordi non appena saranno riconosciute le sue richieste". Peskov ha poi aggiunto che l'attacco al ponte che collega la Crimea alla Russia non ha influenzato la decisione.

Immediata anche la reazione dell'Unione europea. "Questo accordo, insieme alla solidarietà europea, ha contribuito ad assicurare l'accesso ai cereali e ai fertilizzanti ai Paesi più bisognosi", ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, sottolineando il "pieno sostegno dell'unione agli sforzi di Antonio Guterres per assicurare la continuità dell'accordo".

Nel Tweet: "Deploro profondamente la decisione della Russia di porre fine all'attuazione dell'Iniziativa del Mar Nero, che è stata un'ancora di salvezza per la sicurezza alimentare globale in un mondo tormentato. Ne pagheranno il prezzo centinaia di milioni di persone che soffrono la fame e i consumatori che devono affrontare una crisi globale dell'aumento del costo della vita".

Netta anche la posizione di Antonio Borrell, l'alto rappresentante dell'Unione, che ha giudicato ingiustificata la decisione del Cremlino di non rinnovare gli accordi sul grano. E ha accusato la Russia di "usare la fame delle persone come un'arma nel conflitto ucraino".

Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, che ha mediato il primo accordo, ha dichiarato di essere profondamente deluso dalla decisione del Cremlino: "La partecipazione a questi accordi è una scelta. Ma i Paesi in via di sviluppo non ne hanno. Centinaia di milioni di persone soffrono la fame e i consumatori stanno pagando i costi di una crisi globale del costo della vita".

La Russia usa la fame delle persone come un'arma

Il nodo cruciale dell’Ucraina

L'Ucraina è uno dei maggiori esportatori di grano al mondo. Forniva circa 45 milioniditonnellate ogni anno prima del 2022. Il conflitto ha causato un'impennata dei costi.

Si tratta di un equilibrio precario per quei paesi che sono importatori netti di cereali. Non tutti hanno le risorse per far fronte a questo aumento dei prezzi. "Se sei l'Algeria o la Nigeria, hai delle rendite petrolifere che ti permettono di acquistare questo grano anche a prezzo maggiorato", spiega Sébastien Abis, ricercatore associato presso l'Istituto di Relazioni Internazionali e Strategiche (IRIS), e presidente del Déméter Club, un think tank sul settore agricolo.

Quanto ad altri Paesi come "Tunisia, Mali o Sudan, Paese che oggi sono particolarmente instabili ", aggiunge Abis, questi Stati "hanno difficoltà a pagare di più questo grano sul mercato internazionale".

"I principali importatori sono il Medio Oriente, il Nord Africa, l'Africa sub-sahariana e il sud-est asiatico. Queste quattro sottoregioni rappresentano i due terzi, addirittura il 70% dell'import mondiale di grano ogni anno", spiega Abis.

La stabilità dei prezzi è appesa a un filo: dipende dalla continuità delle esportazioni ucraine, e solo il transito in sicurezza delle navi attraverso il mar Nero può garantirle.

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