Canada, ancora emergenza roghi. A causare gli incendi i cambiamenti climatici

Incendi in Canada
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Di Debora Gandini
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Nel Quebec sono bruciati oltre 160mila ettari di territorio, una superficie enormemente maggiore rispetto a quella che viene interessata in media dagli incendi in questa stagione

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Il Canada brucia ancora. Il fumo generato dai giganteschi incendi viene trasportato per centinaia e centinaia di chilometri e secondo gli esperti l’emergenza potrebbe durare ancora giorni. I roghi, che hanno già provocato oltre 20.000 sfollati, imperversano in tutto il paese. Sono 400 i focolai attivi alimentati dal vento.

Dalle foto dai satelliti, e secondo i dati aggiornati al 5 giugno dell'Agenzia per la prevenzione degli incendi del Quebec, sono bruciati oltre 160mila ettari di territorio, una superficie enormemente maggiore rispetto a quella che viene interessata in media dagli incendi in questa stagione, pari a circa 247 ettari.

Le cause dei roghi

Secondo la stessa Agenzia, a causare gli incendi sono le temperature elevate e le condizioni di siccità. La stagione dei roghi, nella provincia del Canada orientale più colpita, inizia solitamente alla fine di maggio. Quest'anno però, l'inizio di giugno ha visto l'accendersi di decine di nuovi incendi insolitamente intensi, in alcuni casi dovuti ai fulmini.

Mentre il primo ministro Justin Trudeau ha accusato il leader dell'opposizione di contrastare il suo piano sul cambiamento climatico, Portogallo, Spagna e Francia inviano in Canada 280 vigili del fuoco.

Usa, aria irrespirabile

Il fumo sta causando problemi anche negli Stati Uniti dove a Washington e New York la qualità dell’aria è pessima. In diverse città le autorità hanno chiesto alle persone di uscire all’aperto con le mascherine. Molti eventi sportivi sono stati cancellati così come molti voli.

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha descritto questi gli incendi come "un duro promemoria degli impatti del cambiamento climatico". Da gennaio le fiamme hanno consumato 3,8 milioni di ettari di foresta in Canada.

Il 4 giugno, l'indice di qualità dell'aria per il particolato fine, il cosiddetto PM 2,5, è stato classificato come malsano in diverse aree del Canada e lo stesso è accaduto negli ultimi giorni anche in ampie zone degli Stati Uniti Nord-orientali, da New York al South Carolina, con 13 Stati interessati. 

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