La siccità colpisce sempre più spesso, Spagna e Italia a secco e colture perse

Spain parched by drought
Spain parched by drought Diritti d'autore AP Photo
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Di Redazione italiana
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Le risaie di Isla Mayor, vicino Siviglia, dovrebbero risplendere di un verde lussureggiante, ma il condizionale è d'obbligo al pari della vasta area del Po, in Italia

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Tanto tuonò che piovve, recita un famoso proverbio: il vecchio detto, tuttavia, pare essere inversamente proporzionale ad ampie zone geografiche di Spagna e Italia, sempre più avviluppate dall'apparentemente irreversibile morsa della siccità.

Le risaie di Isla Mayor, vicino Siviglia, dovrebbero risplendere di un verde lussureggiante, se non fosse per la storica siccità che ha colpito le campagne spagnole, dopo tre anni di scarse precipitazioni ed alte temperature.

La mancanza di pioggia ha causato perdite irreversibili in più di 3,5 milioni di ettari di piantagioni, spazzando via alcuni raccolti di cereali in Andalusia, Castiglia La Mancia, Estremadura e Murcia.

"Viviamo una situazione allarmante - dice Eduardo Vera Canuto, coltivatore di riso - non solo per questa stagione agricola, che è molto complicata, non riusciremo a seminare il riso.

Abbiamo avuto cinque stagioni, e questa sarebbe la sesta, con molte difficoltà".

Il governo spagnolo ha lanciato un s.o.s. a Bruxelles per sbloccare gli aiuti del fondo di crisi diretti agli agricoltori.

E se la Spagna piange...

Analoga situazione per quanto concerne il Po, fiume più grande d'Italia: il suo flusso è il più basso degli ultimi trent'anni, per un mese di aprile simile a quello della scorsa estate.

Il comandante della nave Stradivari dice che, stando così le cose, a breve dovrà cancellare tutte le crociere.

"Ho navigato il Po per la prima volta a 13 anni - afferma Giuliano Landini - e ho imparato a nuotare in questo fiume a 5 anni.

Ricordo un fiume pieno, anche pieno di vita: barche, pesca, ora non c'è niente".

La siccità del Po è dovuta alla mancanza di neve sulle Alpi.

L'intera regione lungo il fiume, tra Torino e Venezia, nota come la food valley italiana, ne paga le conseguenze, poiché dalla sua acqua dipendono pescatori, barche, terreni agricoli e turismo.

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