In Bulgaria li voto non risolve la crisi. Possibili larghe intese?

Elezioni in Bulgaria: possibile governo di larghe intese tra il Gerb e i centristi?
Elezioni in Bulgaria: possibile governo di larghe intese tra il Gerb e i centristi? Diritti d'autore Vadim Ghirda/Copyright 2023 The AP. All rights reserved
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Di Gianluca Martucci
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Le due coalizioni principali si confermano in testa, ma crescono i consensi del partito liberale che rappresenta le minoranze e del partito euroscettico e filorusso

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L'ultime elezioni legislative in Bulgaria non risolveranno la crisi politica che dura nel Paese da due anni a meno di un governo di larghe intese tra le due coalizioni più votate. Al termine dello spoglio la coalizione dei conservatori guidata dall'ex premier Boyko Borisov ha raggiunto il 26,5%.

Si è attestato al 24,6% invece l'alleanza centrista formata dai partiti di "Continuiamo il cambiamento" e "Bulgaria democratica" guidata dall'ex primo ministro Kiril Petkov. Ricordato per aver portato il Paese a sostenere con fermezza gli sforzi occidentali nella guerra in Ucraina (nonostante la quasi totale dipendenza della Bulgaria dal gas russo), Petkov si è dimesso a giugno 2022.

La formazione di una coalizione di larga intese è l'unica via possibile. E le richieste rivolte alle due forze politiche principali per considerare questa ipotesi sono giunte secondo i media locali anche da "Paesi partner". Dal 2021 la Bulgaria è entrata in circolo vizioso aggravato da elezioni anticipate che non hanno mai prodotto un governo stabile. 

L'unica possibilità?

L'opzione non accontenta gli elettori dei due partiti, a cui viene chiesto di formare un governo regolare a qualsiasi condizione per superare la profonda crisi politica ed economica che colpisce pesantemente i bulgari, stressati anche dai disagi provocati dalla guerra in Ucraina e dalle sue conseguenze sull'economia e sui prezzi dell'energia.

I due partiti e le coalizioni che hanno ottenuto i migliori risultati hanno le stesse posizioni euroatlantiche sulla guerra in Ucraina e sull'ingresso della Bulgaria nell'Eurozona e Schengen. Sull'ex premier Borisov pesano le accuse per ladilagante corruzione e il forte clientelismo che sono stati spesso utilizzati come arma politica da parte degli avversari. 

Nel Paese devastato dalla guerra politica restano pressocché invariati i consensi del partito liberale (13,6%), votato principalmente dalle minoranze turche e rom, e crescono i voti espressi per gli euroscettici filorussi. Il primo (il Movimento per i Diritti e le Libertà), si dice pronto a sostenere qualsiasi governo e governare il Paese. Nel secondo caso, il partito della Rinascita ha già annunciato che si schiererà all'opposizione e che continuerà a battersi per la revisione delle condizioni di adesione della Bulgaria all'Ue, un referendum sull'appartenenza del Paese alla Nato e un 'no' all'ingresso nella zona euro. Quest'ultimo si è classificato come la terza forza politica più votata superando il 14% dei consensi (e conquistando 4 punti percentuali in più rispetto alle ultime elezioni del 2022).

Lontani i socialisti con una percentuale pari al 9% e il populisti di "C'è un popolo come questo", che ha superato quanto basta per superare la soglia di sbarramento del 4%.

La frammentazione politica allontana il Paese delle riforme istituzionali che l'Unione europea considera necessarie. A rischio ci sono i 5 miliardi di euro del piano di ripresa e resilienza post-pandemico. L'affluenza alle urne è un segnale di quanto il Paese sia nel pieno dell'incertezza. Solo il 38% degli aventi diritto si è recato alle urne.

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