Israele, ancora proteste contro la riforma della giustizia: "Netanyahu deciderà il suo processo"

Migliaia di manifestanti sono scesi in piazza, sabato 17 febbraio, in molte città di Israele, contro la prevista riforma giudiziaria del governo Netanyahu.
Si tratta della settima settimana consecutiva di proteste.
Lunedì, i membri della Knesset - il Parlamento israeliano - voteranno sul disegno di legge, che mira a consentire al Parlamento di annullare le decisioni dei tribunali.
In molti vedono questa legge come un attacco alla democrazia e, ovviamente, all'autonomia della magistratura.
Abbiamo raccolte alcune testimonianze alla manifestazione di Tel Aviv.
"Non possiamo arrenderci! Ma il governo non ci ascolta..."
Spiega l'avvocato Nati Ron, in prima linea nelle proteste:
"Non abbiamo scelta, non possiamo arrenderci! Questo è il nostro Paese, ho combattuto le guerre, ho perso amici nelle guerre... Non sono morti per lasciarci uno Stato dittatore. Lo devo a loro. È il minimo che io possa fare".
Ribatte Amit Melamed, 24 anni, studentessa di Giurisprudenza:
"Sento di avere molte speranze, perchè qui oggi ci sono così tante persone... Ma il governo continua a non ascoltare le nostre voci".
Netanyahu sotto processo
La critica più frequente a questo disegno di legge?
Lo stesso premier Benjamin Netanyahu (73 anni, al sesto mandato di governo), che è sotto processo per corruzione, frode e abuso di potere, potrebbe usare questa riforma per ribaltare una possibile condanna.
I sostenitori della riforma affermano, viceversa, che la Magistratura è troppo politicizzata e che la nuova legge potrà, quindi, "riequilibrare" il sistema giudiziario.