Pietro Grasso: "L'arresto di Messina Denaro non è la fine della lotta alla mafia"

Una perquisizione in una delle abitazioni di Matteo Messina Denaro
Una perquisizione in una delle abitazioni di Matteo Messina Denaro Diritti d'autore MIGUEL MEDINA/AFP or licensors
Di Andrea Barolini
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L'ex procuratore nazionale antimafia avverte che nonostante l'arresto del boss la mafia si riorganizzerà

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L'arresto di Matteo Messina Denaro, alleato del clan dei corleonesi, segna la fine dell'ala più feroce e sanguinaria della mafia. Pietro Grasso, ex magistrato ed ex procuratore nazionale antimafia racconta quella che si può definire la fine di un'epoca. "Si trattava effettivamente dell'ultimo degli stragisti ad essere arrestato - commenta Pietro Grasso, ex procuratore nazionale antimafia -, ne mancava soltanto uno: Matteo Messina Denaro". 

"Da alcuni era considerato un benefattore"

La cattura del boss fa sorgere però anche degli interrogativi. Come ha fatto a nascondersi per trent'anni? Su quali reti di protezione ha potuto contare? "Per capirlo bisogna conoscere come funziona quel territorio. I mafiosi possono contare su una rete di connivenze, di familiari, di conoscenti. E poi possono contare su un secondo livello, più alto, quello del mondo dell'imprenditoria". 

I mafiosi, d'altra parte, hanno portato anche lavoro e ricchezza sul territorio. E per questo non erano osteggiati, almeno da una parte della popolazione. "Da alcuni era considerato un benefattore. Qualcuno sperava di poterlo incontrare, di potergli stare vicino. Perché la mafia a volte usa la paura e l'intimidazione, a volte il coinvolgimento".

Le perquisizioni dei covi

L'arresto di Messina Denaro è stato immediatamente seguito dalle perquisizioni delle sue abitazioni. Un fatto non scontato: quando nel 1993 fu arrestato il boss dei boss, Totò Riina, inspiegabilmente nessuno andò a verificare cosa ci fosse nella sua casa. "La mancata perquisizione del covo di Riina non me la sono mai spiegata - prosegue Grasso -. E anche la spiegazione che ne danno le sentenze, ovvero che si sarebbe trattato di un disguido, non soddisfa certamente. Se ci fossi stato io alla procura di Palermo, avrei richiesto quotidianamente una relazione su quello che veniva osservato".

Nei covi di Messina Denaro, tuttavia, sono stati trovati denaro e gioielli e, per ora, solo un taccuino. Un fatto che secondo Pietro Grasso non dovrebbe però sorprendere: "La mia esperienza mi dice che il mafioso non tiene mai vicino casa documenti compromettenti. Le tiene in posti diversi, lontani".   

Cosa accadrà ora alla mafia

Un'ultima domanda resta dopo l'arresto: chi prenderà il posto di Matteo Messina Denaro al vertice della mafia? Secondo l'ex procuratore nazionale antimafia, “sarà sostituito, dopo una fase di normale scombussolamento, da un reggente che si occuperà dell'organizzazione a Trapani. Quindi si ricostituiranno i ranghi: purtroppo ancora dovremo fare i conti con Cosa Nostra".

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