Una delle collezioni più importanti al mondo, quella della "Fondazione Gino Macaluso per l'Auto Storica", presenta una mostra di 19 bolidi degli anni d'oro dei rally, dagli anni '60 fino agli anni '90. Al Museo dell'Automobile di Torino, un percorso a tutta velocità, con un filo di nostalgia
TORINO - Con un filo di nostalgia, il mondo del "motorsport" si rispecchia nella mostra "The Golden Age of Rally", in corso di svolgimento (apertura al pubblico il 27 ottobre) al MAUTO (il Museo dell'Automobile) di Torino, fino al 2 maggio 2023.
19 bolidi in esposizione, protagonisti di sfide leggendarie, che narrano le imprese di piloti, navigatori e squadre da corsa, dalla metà degli anni '60 all'inizio degli anni '90, quando poi l'elettronica ha preso troppo il sopravvento sulle capacità dei piloti.
Biasion: "Ho la pelle d'oca!"
E uno dei più grandi piloti di rally di tutti i tempi è stato Massimo "Miki" Biasion, classe 1958, due volte Campione del Mondo di rally (1988 e 1989), con il fedelissimo navigatore Tiziano Siviero, a bordo della loro Lancia Delta.
Biasion, "il veneto volante", originario di Bassano del Grappa ("Ma ho vissuto anche a Montecarlo e Londra...", aggiunge), è l'unico italiano presente nella "WRC Hall of Fame", dedicata al rally, della FIA, la Federazione Internazionale dell'Automobilismo.
"Che mostro!"
"Il mio ricordo più bello? Sicuramente la mia prima vittoria mondiale, nel 1986, con la Lancia Delta S4", racconta Biasion.
"Un mostro da oltre 500 cavalli, da 0 a 100 in due secondi e mezzo! Quando la vettura più diffusa in Italia era ancora la Fiat 850...".
"L'emozione della Mini disegnata in quinta elementare..."
"La macchina che amo di più, ma che non ho mai guidato, è la Lancia Stratos. Come essere innamorati della donna che non ti ha mai dato un bacio...
Mi sono emozionato vedendo, all'inizio della mostra, la Mini Cooper S. Io, quella Mini (quella che vinse il Rally di Montecarlo 1964, con l'equipaggio Paddy Hopkirk-Henry Liddon) l'ho disegnata, per un concorso di disegno, in quinta elementare! E ho pure vinto il primo premio...".
La collezione di Gino Macaluso
18 dei 19 esemplari in mostra provengono da una delle collezioni più importanti al mondo, quella della Fondazione "Gino Macaluso per l'Auto Storica", dedicata proprio a Gino Macaluso (1948-2010), imprenditore, designer, navigatore e personalità di spicco del mondo dei motori e non solo, che questa mostra vuole celebrare, a mezzo secolo da quel mitico 27 ottobre 1972, quando il "Rally Race" con Raffaele Pinto gli valse il Campionato europeo.
Il fiore all'occhiello della mostra - curata da Stefano Macaluso, in collaborazione con Federica Ellena - è la rarissima Fiat X1/9 Abarth Prototipo, del 1974, di cui esistono solo cinque esemplari. E quello in esposizione è il modello originale, con cui Gino Macaluso - come navigatore - e Clay Regazzoni (allora pilota Ferrari) al volante disputarono il Giro Automobilistico d'Italia.
E poi tante Lancia, a cominciare dalla leggendaria Stratos (1976), vero e proprio spartiacque per la storia dei rally.
Ma anche una Lancia Delta HF Integrale del 1992, definita "Evoluzione Safari", perchè equipaggiata a dovere per i rally in Africa, in particolare tra le dune del Deserto del Sahara. Con una particolare dotazione di serie: un machete!
Altri tempi, altri brividi, altre avventure.
Tra le vetture esposte, un posto di rilievo lo occupa la Audi (1981) guidata da una delle pochissime donne rallyste di quei tempi: la francese Michéle Mouton. E la sua storica navigatrice era Fabrizia Pons...
Auto da tutto il mondo
In ordine cronologico di costruzione, la mostra presenta le seguenti vetture: Bmc Mini Cooper (1966), Ford Cortina Lotus (1966), Ford Escort RS Miki (1969), Porsche 911 ST (1970), Lancia Fulvia Coupè HF 1.6 (1970), Fiat 124 Spider (1971), Alpine Renault A110 (1973), Fiat X1/9 Abarth Prototipo (1974), Lancia Stratos (1976), Fiat 131 Abarth GR.4 (1978), Audi Quattro (1981), Renault R5 Turbo (1981), Lancia Rally (1984), Lancia Delta S4 (1986), Peugeot 205 Turbo 1.6 (1986, proveniente dal Museo L'Aventure Peugeot di Sochaux, in Francia), Lancia Delta HF Integrale 1.6 SV (1990), Toyota Celica GT-4 ST165 (1990), Lancia Delta HF Integrale "Evoluzione Safari" (1992) e Fiat Punto S1600 (2001).
In totale: sei Lancia (molte delle quali con l'inconfondibile livrea Martini), quattro Fiat, due Ford, una Mini, una Porsche, una Alpine, una Renault, una Peugeot, una Audi e una Toyota.
"Non solo vetture prestigiose, anche approfondimento della cultura dell'auto"
Questa mostra evidenzia la centralità di Torino nella storia dei motori e del rally.
Lo spiega Monica Mailander Macaluso, moglie di Gino Macaluso, imprenditrice, pilota e presidente della Fondazione a lui dedicata.
"A Torino si è fatta la storia dell'automobilismo italiano: era giusto partire da qui, con questa esposizione", spiega Monica Mailander Macaluso,
"Competenze torinesi e piemontesi"
Il presidente del MAUTO, l'architetto Benedetto Camerana, allarga gli orizzonti:
"La mostra The Golden Age of Rally è una celebrazione rigorosa, completa e spettacolare della storia dei rally, che conferma l'impegno e la vocazione del Museo dell'Automobile nel mondo del motorismo sportivo. Questa inedita esposizione è anche una valorizzazione e un omaggio alla competenza del territorio torinese e piemontese, che in un periodo storico particolarmente significativo ha saputo esprimere vetture e talenti in grado di arrivare in vetta alle classifiche internazionali. Produttori e team locali, come Fiat e Lancia, Abarth e Martini, ma anche designer come Gandini, Giugiaro e Pininfarina sono i creatori dei simboli di un'epopea dei motori, che abbiamo ora il piacere di mostrare al pubblico".
La mostra "The Golden Age of Rally" sarà accompagnata da un intenso programma di visite guidate a tema, incontri e conferenze, che - per tutta la durata dell'esposizione - vedranno protagonisti i volti più noti del rally.
Tornerà la "Golden Age of Rally"?
Chissà se la "Golden Age" del rally, almeno in Italia (dove ha molto perso smalto: mentre in altri Paesi il rally è sempre seguitissimo), potrà tornare a risplendere.
Ci vorrebbe un nuovo pilota italiano di altissimo livello, praticamente un nuovo Biasion...
Intanto, questa di Torino è da considerare la prima "prova speciale" - usando un termine rallystico - della mostra, destinata presto ad altri musei in giro per l'Europa.