Bosnia Erzegovina, domenica si vota per la nuova presidenza tripartita

Il leader serbo Milorad Dodik e Vladimir Putin
Il leader serbo Milorad Dodik e Vladimir Putin Diritti d'autore AP Photo
Di Debora Gandini
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Tensione etnica alle stelle, Dodik punta a diventare presidente l'entità autonoma appartenente alla Bosnia ed Erzogovina

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Il 2 ottobre i cittadini bosniaci saranno chiamati alle urne per eleggere la nuova presidenza tripartita, attualmente composta da Šefik Džaferović (in rappresentanza della componente bosniaca della popolazione), Željko Komšić (per la componente croato-bosniaca) e Milorad Dodik (per la componente serbo-bosniaca), in un’atmosfera tesa per l’opinione pubblica.

Dodik punta a diventare presidente l'entità autonoma appartenente alla Bosnia ed Erzogovina. Se vincerà la sua scommessa, come previsto, punta a dare alla Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina una totale indipendenza offrendo alla Russia un nuovo appoggio nei Balcani occidentali.

"Per quanto riguarda le nostre relazioni politiche in Bosnia ed Erzegovina, la posizione russa è legata dal sostegno del testo dell'accordo di Dayton. Accordo che l'Occidente ha cercato di smantellare. Mosca è rimasta impegnata invece nell'intesa e per questo resta un alleato di tutto rispetto.

Dodik non ha nascosto di essere un sostenitore dei referendum russi nell'Ucraina orientale, nonostante Belgrado li abbia condannati, ritenendoli un pretesto per creare un precedente per i scopi secessionisti nazionalisti

Secondo il sistema istituzionale bosniaco, stabilito dagli Accordi di Dayton, il Paese è composto da diversi livelli di presidenze. Mentre i serbi di Bosnia hanno una propria entità autonoma, croati (cattolici) e bosniaci (musulmani) condividono le stesse istituzioni federali

Finanziamento pubblico ai partiti: il report

Ad agosto, un report di Transparency International aveva rilevato più di 1.300 casi di infrazione delle leggi in materia di finanziamento pubblico ai partiti. Tra le 36 denunce inviate figuravano anche l’abuso di risorse pubbliche e di campagne elettorali premature.

In un tale contesto i candidati e i partiti in lizza non hanno presentato programmi particolarmente innovativi rispetto alle elezioni del 2018: un articolo pubblicato su BalkanInsight ha contestato l’alto numero di promesse non mantenute nel cor-so di quest’ultimo mandato presidenziale (2018-2022).

Tra le minacce secessioniste dei serbi ortodossi, le critiche dei cattolici croati che non vogliono più convivere con i musulmani bosniaci e i sogni di uno “stato cittadino” di gran parte di questi ultimi, i punti di convergenza tra le diverse comunità della Bosnia Erzegovina sono sempre di meno.

Il Paese balcanico è governato, in base alla complessa formula imposta dagli Accordi di Dayton del 1995, da un esecutivo tripartito tra le tre etnie e con una presidenza a rota-zione. 

“La Bosnia Erzegovina sta attraversando la crisi politica più grave dalla firma dell’accordo di pace – ha affermato ad Afp l’analista politico Ranko Mavrak, con sede a Sarajevo – Le divisioni etniche sono così profonde che rappresentano davvero un pericolo per la sua sopravvivenza e la sua integrità”.

Risorse addizionali per questo articolo • Agenzie internazionali

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