Lisbona ha lanciato un programma di recrutamento nei Paesi africani di lingua portoghese, le proteste di Capo Verde che prevede emigrazione massiccia e difficoltà a coprire il fabbisogno interno in un settore chiave per l'economia locale
Mancano braccia per il turismo, com'è noto in tutta Europa e chi di turismo vive corre ai ripari. Così il Portogallo ha pensato bene di lanciare programmi di recrutamento nei Paesi africani di lingua portoghese. Solo che dall'altra parte pure si vive di turismo e se emigra la mano d'opera è un problema.
L' ente per il turismo di Capo Verde denuncia una razzia di lavoratori
Così sono arrivate le vive rimostranze del presidente dell'ente per il turismo di Capo Verde, Jorge Spencer Lima, indignato col suo governo e con Lisbona contro quella che ha definito una "razzia" di lavoratori, razzia a cui l'arcipelago non è pronto. Il Paese infatti non forma abbastanza personale per soddifare anche i bisogni lusitani; inoltre Lisbona cerca, attraverso appositi programmi di recrutamento, personale già formato per coprire 40-50mila posti vacanti nel settore.
A Capo Verde il turismo è pari al 25 % del Pil
La prospettiva di emigrare è allettante e a Capo Verde prevedono in tempi stretti importanti difficoltà nel trovare braccia per il settore turistico, un settore che garantisce il 25 % del prodotto interno lordo nazionale.
La soluzione individuata da Lisbona scontenta anche i sindacati portoghesi che reclamano paghe migliori condannando il reclutamento di lavoratori stranieri a basso costo. Nonostante la scarsa offerta infatti chi lavora negli hotel guadagna ancora 247 euro in meno all'incirca, rispetto alla paga media nazionale. E meno male che nel 2021 le paghe lorde del settore sono state aumentate del 7,5 per cento.