A fronte della guerra in Ucraina, la Confederazione elvetica rispolvera la sua sterminata rete di rifugi anti-atomici realizzata dagli anni Sessanta
La cronaca internazionale risveglia l'interesse per i rifugi antiatomici che non sono così diffusi nel mondo come nella neutrale Svizzera. Infatti dai tempi della guerra fredda le nuove costruzioni elvetiche sono tenute alla realizzazione di un sottosuolo che possa ospitare temporaneamente l''insieme degli abituali abitanti dell'immobile. Ecco perché nella Confederazione esistono più di 360.000 rifugi anti-atomici distribuiti in tutto il Paese che possono ospitare, in caso di emergenza, ben di più dei quasi 9 milioni di cittadini elvetici. Questa abbondanza di "seconde case" sotterranee o costruire con cemento speciale, dipende dagli articoli 45 e 46 della Legge federale in materia di protezione della popolazione, legge introdotta nel 1963 quando il rischio di conflitto atomico era ben rilevante quanto, si dice, una ipotesi del dilagare ad ovest dell'Armata Rossa.
La lungimiranza svizzera
"Penso che questo sistema abbia un senso - ammette Marie-Claude Noth-Ecoeur, capo del servizio di sicurezza civile e militare del canton Vallese - ricordiamo i problemi accaduti a Fukushima, perché c'è stato un tempo in cui le le autorità federali volevano rimuovere i rifugi ma Fukushima è stato un monito. Centrali nucleari sono presenti in Svizzera e in Europa in diversi luoghi, quindi sì, è stato utile questo progetto e penso che oggi dobbiamo mantenere efficienti queste realtà, dobbiamo tenerle in uno stato di prontezza". I rifugi sono diventati parte integrante dell'identità svizzera. Ma gli spazi sotterranei, a lungo visti come una curiosità degradata al ruolo di cantine supplementari, oggi ritornano in auge da quando la Russia ha invaso l'Ucraina.
Un paese neutrale da secoli
La storia della neutralità elvetica risale al 1516. L'anno prima c'era stata la disastrosa sconfitta di Marignano contro i francesi. La Svizzera volle stipulare un trattato di pace con l’allora re di Francia, Francesco I. Il principio della non belligeranza venne poi ribadito nel 1815 quando nel corso del Congresso di Vienna, vennero internazionalmente riconosciute la neutralità e l’inviolabilità della Svizzera. Negli ultimi 500 anni la Svizzera non è mai entrata in guerra tuttavia possiede un esercito molto efficiente e bene armato, capace di sconfiggere fra le montagne qualunque aggressore e questa filosofia indusse, già all'epoca della seconda guerra mondiale, di costruire il segretissimo “Opera 1102”, un bunker nel cantone Uri che in caso di attacco nazista avrebbe potuto ospitare l'insieme del governo federale con i suoi funzionari.
Sette piani per 20.000 persone posson bastare
Fra i bunker svizzeri più curiosi spicca quello nel sottosuolo delle città di Lucerna che può ospitare e riparare da un attacco nucleare fino a 20.000 persone. All'atto della sua realizzazione (1976) il rifugio di Lucerna era il più grande del mondo. Con i suoi sette piani è proprio una cittadella nel sottosuolo.