Il paese, con un tasso di vaccinazione tra i più bassi in Europa, è stato travolto dall'invasione: negli ospedali, medici e infermieri costretti a riparare le bombole d'ossigeno dalle schegge d'artiglieria
Che il tempismo di questa invasione fosse tragico lo dicevano i dati epidemiologici: da un giorno all'altro l'Ucraina - tra i paesi meno vaccinati d'Europa contro il Covid e con i tassi di mortalità più alti - si è trovata costretta a mettere in secondo piano ogni misura emergenziale di ordine sanitario, passando bruscamente in assetto di difesa urbana.
Da sempre, la guerra è uno dei maggiori veicoli per le epidemie; e le moderne pandemie, purtroppo, non fanno eccezione.
All'ospedale regionale per le malattie infettive di Kharkiv - una delle città ucraine più martellate dall'artiglieria russa che, sfruttando la vicinanza al confine, l'ha presa di mira con missili cruise oltre che con i già micidiali grad - decine di pazienti pazienti devono vedersela da settimane con il Covid, oltre che con i bombardamenti.
Le bombole di ossigeno di cui molto spesso necessitano devono essere protette dal pericolo delle schegge. E tutti devono restare costantemente pronti a riparare nei rifugi che, qui come altrove, sono stati allestiti nel sottosuolo.
"Qui ormai - spiega Pavel Nartov, direttore della struttura - le finestre sono sempre chiuse. I bombardamenti avvengono dalla mattina alla sera. Grazie a Dio una bomba non ha ancora colpito il nostro ospedal, ma potrebbe accadere in qualsiasi momento".
La guerra ha moltiplicato le responsabilità degli operatori sanitari: sono loro che negli ospedali hanno dovuto riallestire i vecchi rifugi anti-atomici, presenti un po' ovunque nei seminterrati dei vecchi edifici ucraini.
All'ospedale di Kharkiv, i degenti - seppur anziani e indeboliti - devono restare pronti per riparare nel sottosuolo in ogni momento.
"Scendiamo nel rifugio diverse volte al giorno" illustra Nartov. "Questo accade più spesso di notte, ma quando suonano le sirene d'allarme e sentiamo i bombardamenti, capita di doverlo fare anche durante il giorno".
Proprio i sotterranei sono diventati residenza per molti, tra il personale: per via degli impedimenti a spostarsi portati dalla guerra, chi è riuscito a presentarsi nei primi giorni ha dovuto fare una scelta radicale.
"C'è un sacco di personale che non è in più grado di arrivare al lavoro dal resto della regione - racconta Delar Garbuz una delle caporeparto della struttura - quindi cerchiamo di arrangiarci con quello che abbiamo; e quelli che ce l'hanno fatta sono rimasti qui".
Il numero di infezioni giornaliere in Ucraina aveva raggiunto livelli record a metà febbraio, con 40.000 casi al giorno. Le infezioni avevano appena iniziato a calare quando è scoppiata la guerra: ma se da allora la pandemia pare scivolata in secondo piano, il virus non sembra volerne sapere di farsi da parte