Quasi 1.500 civili sono stati uccisi ed oltre 11.000 arrestati nella repressione in corso: i gruppi per i diritti umani accusano le truppe della giunta di tortura e delitti efferati
Gli oppositori del governo militare in Myanmar ricordano il primo anniversario della presa del potere da parte dell'Esercito con uno sciopero nazionale, in segno di solidarietà per quella che è diventata una lotta per il potere sempre più violenta.
"Dopo quasi un anno dal colpo di Stato - afferma un residente - in Myanmar abbiamo ancora molte persone uccise ogni singolo giorno dai militari e il mondo sta a guardare.
Il Consiglio militare sta ancora commettendo crimini contro l'umanità come l'arresto di civili, l'incendio di villaggi durante la guerra con le forze di difesa popolare nelle aree etniche.
Stiamo ancora affrontando torture, uccisioni e oppressione".
Sfidando le poco velate minacce delle autorità, i manifestanti nella seconda città più grande del Paese, Mandalay, sono scesi in piazza.
Le autorità hanno recentemente annunciato che i manifestanti potrebbero essere accusati di tradimento, ai sensi della legge antiterrorismo in vigore.
"I giovani in Myanmar hanno sperimentato il gusto della libertà e della tecnologia negli ultimi anni - dice una ragazza - e noi vogliamo solo seguire questa strada, non vogliamo finire di nuovo in un buco nero.
Se viviamo sotto il controllo del Consiglio militare, le nostre anime saranno morte, non avremo nessuna opportunità, nessuna possibilità nelle nostre vite".
Quasi 1.500 civili sono stati uccisi ed oltre 11.000 arrestati nella repressione in corso: i gruppi per i diritti umani accusano le truppe della giunta di tortura e delitti efferati.