È difficile capire cosa sta succedendo al confine tra Polonia e Bielorussia?Assistiamo all'ennesima guerra di posizioni, fatta per procura dai grandi del mondo. Restano le vittime: i migranti che attendono aiuto. Anche il nostro
Il video qui sopra è stato diffuso dal ministero polacco della Difesa e della Polizia e testimonia di una escalation nella tensione al confine con la Bielorussia.
Per la polizia polacca gli attacchi sono partiti dai migranti nel tentativo di distruggere la barriera di filo spinato. Alla fine sono stati impiegati anche i gas lacrimogeni. Come ha confermato un giovane curdo. Che ha voluto sottolineare che "aspettiamo che l'Europa apra le porte ma non permettono a nessuno di aiutarci. La Polonia non lo permette. Noi rispondiamo a atti, usano gas noi usiamo le pietre, sono gentili con noi, e noi lo saremo in ugual modo".
Il comportamento polacco è stato stigmatizzato dal Cremlino, accusato dall'Occidente di orchestrare e essere all'origine della crisi dei migranti al confine tra Bielorussia e Unione europea.
"Il comportamento polacco è assolutamente inaccettabile. L'uso di gas lacrimogeni, cannoni ad acqua e colpi sparati sopra le teste dei migranti in direzione della Bielorussia è inaccettabile e in fondo vuole nascondere ben altro".
Sono ormai migliaia i migranti bloccati al check point di Kuznica-Bruzgi . Lunedì un gruppo di migranti si è spostato verso il posto di frontiera più importante della zona. I polacchi hanno sorvolato l'area con un elicottero e hanno usato cannoni d'acqua e altoparlanti per dissuadere i profughi dall'attraversare la frontiera.
I migranti sono vittime di una guerra che si gioca sopra le loro teste e i loro destini: dopo le elezioni in Bielorussia dello scorso anno e la riconferma alla presidenza di Lukashenko, esito non riconosciuto dall’Occidente, sono arrivate sanzioni diplomatiche ed economiche dell'Unione europea che hanno colpito duramente l’ex repubblica sovietica, isolandola dal resto dell’Europa.
La Bielorussia ha potuto contare nell'appoggio dell'alleata di sempre, la Russia di Putin che la sostiene con aiuti militari e cospicue sovvenzioni.
Da qualche mese invece Minsk ha iniziato a far filtrare profughi provenienti dalle zone calde del Medio Oriente, dalla Siria all’Iraq e all’Afghanistan, verso il cuore del Vecchio continente, diventando un vero e proprio centro di smistamento.