Al Web Summit di Lisbona la whistleblower di Facebook: "Mark deve farsi da parte"

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Diritti d'autore ANTONIO COTRIM/EPA
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Frances Haugen è tornata a puntare il dito sulla malafede con cui l'azienda avrebbe lasciato circolare contenuti dannosi

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È partito col botto il Web summit di Lisbona, considerato ormai il più importante evento sull'innovazione digitale.

Nella serata d'apertura, l'intervento più atteso era quello di Frances Haugen, l'ex analista dati Facebook sentita di recente dal senato statunitense; che ha puntato il dito sulla malafede con cui l'azienda avrebbe lasciato correre la diffusione di tutti quei contenuti che, sulla carta, si diceva  impegnata a contrastare da almeno un paio d'anni.

Teorie del complotto, notizie false, tendenziose o allarmistiche, discorsi d'odio e contenuti fortemente polarizzanti sarebbero stati consapevolmente lasciati circolare sui social network gestiti dal gruppo,  per via del loro alto potenziale d'engagement, ossia della capacità di generare click e tempo passato a consultare le medesime pagine. 

Una responsabilità che, secondo la ex dipendente, oggi l'azienda starebbe cercando di dissimulare dietro una falsa dicotomia: "Facebook - ha detto Haugen - sta cercando di ridurre il futuro della piattaforma a una falsa scelta. Stanno inquadrando la questione come un bivio tra censura o libertà di parola. Ma personalmente continuo a ripetere che esistono soluzioni basate sul metodo, e non sui contenuti".

Secondo Haugen, infatti, il problema riguarderebbe l'intera gestione della piattaforma, la cui dirigenza sarebbe perfettamente consapevole della dannosità di alcune scelte. "C'è un modello di comportamento a Facebook - ha sottolineato - che consiste nel dare costantemente la priorità ai loro profitti rispetto alla sicurezza generale degli utenti".

Come già affermato esplicitamente più volte, l'analista dati - che nell'azienda di Palo Alto si occupava proprio di valutazioni relative alla sicurezza -  è tornata a ribadire la convinzione che proprio Mark Zuckerberg debba essere considerato il principale responsabile di ciò che il gruppo Facebook è divenuto.  L'unica via di redenzione per la compagnia, a sua detta, sarebbe rimuovere lo storico fondatore nonché mente della piattaforma dalla poltrona di amministratore delegato

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