Trump porta la Reti sociali in tribunale per averlo silenziato quando era presidente. Per i campioni digitali era un atto dovuto per questioni di sicurezza pubblica.
È una questione che tocca il cuore dell'America, il primo emendamento della costituzione, la libertà di espressione con l'accesso alle reti sociali e la solleva Donal Trump. È una controversia politica che si infiltra negli strati più profondi del diritto sfidati dalle nuove tecnologie.
L'ex presdente ha dichiarato guerra a Twitter, Google e Facebook per avere messo la bando alcune sue dichiarazioni allo zolfo fatte quando ancora era presidente.
Dice l'ex Capo dell'amministrazione Usa:
"Non c'è prova migliore di quanto le multinazionali dell'allta tecnologia siano incontrollabili. Si sono permesse di bannare il presidente degli Stati Uniti all'inizio dell'anno. Una misura tuttora vigente: Lo vogliamo dire. È ingiusto. terribile per questo Paese e per il mondo intero. Se lo possono fare con me lo possono fare con chiunque"
L'attacco contro le compagnie dell'alta tecnologia digitale si traduce nella realtà con una class action, un causa comune di più soggetti, contro i dirigenti di Google, Facebook e Twitter. Gli account di Trump erano infatti stati sospesi per ragioni di ordine pubblico a gennaio in occasione dell'attacco al Congresso
Dall'assalto al Campidoglio in poi Trump nopn ha potuto rivolgersi direttamente ai suoi elettori o ad altri.
Il suo argomento legale è quindi "violazione del primo emendameto. Tuttavia, il diritto statunitense autorizza le società private a concedere la parola a chi vogliono. E questo vale anche per il presidente. Una faccenda du cui riflettere al di la delle eventuali malefatte, antipatie o simpatie trumpiane.