Spagna, Sanchez: "Nessun referendum in Catalogna"

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Il premier spagnolo criticato alla Camera dei Deputati nel corso di una seduta in cui ha spiegato la decisione di concedere la grazia ai separatisti catalani condannati al carcere dopo il tentativo di secessione del 2017

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"Il governo ha ritenuto che ci siano ragioni di pubblica utilità che rendono opportuno concedere le grazie, di conseguenza abbiamo preso questa decisione a beneficio dei catalani, riteniamo sia la decisione migliore".

Con frasi come questa, alludendo alla pubblica utilità e alla riconciliazione nazionale, il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez ha giustificato alla Camera dei Deputati il motivo per cui ha graziato i nove leader indipendentisti che erano in carcere dopo il tentativo di secessione del 2017.

Sanchez ha ribadito che In Catalogna "non ci sarà un referendum di autodeterminazione per stabilire il futuro della regione".

Le grazie sono state molto criticate dal leader dell'opposizione conservatrice, Pablo Casado, che non ha esitato a rinfacciarglielo.

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"Lei è premier della Spagna grazie a tutti coloro che vogliono distruggerla - dice - se si vuol cambiare ciò che appartiene a tutti gli spagnoli, dovrà lasciare che tutti gli spagnoli dicano la loro: dimettersi, sciogliere il Parlamento e indire le elezioni, solo così la storia potrà perdonarla".

Le motivazioni fornite al Congresso giungono all'indomani del primo incontro tra lo stesso Sanchez e il presidente della Catalogna, Pere Aragonés, al palazzo della Moncloa.

Nell'incontro si è concordato di attivare un tavolo di dialogo sull'atavico conflitto, a partire dal prossimo settembre.

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