Decine di morti e circa 150 feriti nei pressi della scuola media Syed Al-Shahda nel distretto di Dasht-e-Barchi, area occidentale della capitale afghana
Sono almeno 58 le vittime (stando all'ultimo bollettino ufficiale), in prevalenza ragazze, falciate dall'ultima bomba esplosa presso una scuola media femminile in un distretto sciita di Kabul.
Si agrava di ora in ora, dunque, il bilancio della strage: le ambulanze giunte nei pressi della scuola di Syed Al-Shahda, nel distretto di Dasht-e-Barchi, hanno trovato una folla inferocita che ha aggredito gli ambulanzieri.
Il portavoce del ministero della Salute Nazari ha implorato i residenti di cooperare: nell'ospedale più vicino alla scuola sono stati visti per terra almeno 20 cadaveri.
I talebani, accusati dal presidente Ghani, negano ogni addebito e condannano l'attacco, accusando a propria volta lo Stato Islamico.
Ancora un dramma collettivo nel paese più martoriato al mondo
All'esterno del Muhammad Ali Jinnah Hospital, dozzine di persone si sono messe in fila per donare il sangue, mentre le famiglie delle ragazze controllavano le liste delle vittime affisse sui muri.
L’area dell'istituto femminile, prevalentemente abitata dalla minoranza etnica hazara, è già stata in passato colpita da diversi attentati.
Il ritiro delle forze NATO visto come un incubo
Anche per fatti come questi, gli alleati europei stanno premendo sugli Stati Uniti, perché ritardino il loro ritiro dall'Afghanistan allo scopo di dare più tempo e sostegno per lasciare il Paese.
In risposta, i dirigenti USA hanno riferito che la partenza potrebbe essere rimandata di due settimane o poco più per assecondare le richieste degli alleati.
Come noto, il presidente Joe Biden ha ordinato il ritiro delle truppe entro l'11 settembre, ma fonti del Pentagono hanno suggerito che l'operazione potrebbe essere completata entro il 4 luglio, ossia per l'Independence Day.
Addio anche ai turchi
A complicare la situazione anche il fatto che la Turchia, da anni preposta alla sicurezza dell'aeroporto di Kabul, ha comunicato agli USA e alla NATO che le milizie del suo presidio potrebbero essere smobilitate prestissimo.
L'eventuale partenza dei militari di Ankara, dopo l'iniziale impegno a restare sino al ritiro della coalizione, potrebbe indurre alcuni Paesi occidentali a riconsiderare i piani per mantenere aperte le Ambasciate nella capitale senza una adeguata forza internazionale.