Perché la Francia ha concesso per decenni asilo ad ex terroristi italiani: la dottrina Mitterrand

9 maggio 1978: il ritrovamento del cadavere di Aldo Moro, ucciso dalle Brigate Rosse
9 maggio 1978: il ritrovamento del cadavere di Aldo Moro, ucciso dalle Brigate Rosse Diritti d'autore Gianni Giansanti/1978 AP
Di Antonio Michele Storto Agenzie:  AFP, ANSA
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I sette arrestati sono stati selezionati tra una lista di oltre 200 nomi di cui l'Italia chiedeva l'estradizione dagli anni 80. Ecco perché finora la Francia aveva deciso di non concederla

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Sette persone - tra ex militanti e terroristi italiani, tra i quali diversi membri delle Brigate Rosse - sono state arrestate questo mercoledì a Parigi. Tutti erano in fuga da almeno due decenni e sono stati condannati in Italia per atti di terrorismo commessi negli anni '70 e '80. Altri tre sono ricercati al momento.

Con l'operazione, il presidente francese Emmanuel Macron ha deciso di porre fine a un'annosa disputa con Roma sugli esponenti di organizzazioni armate che si sono rifugiati in Francia a partire dagli anni 80.

La decisione di consegnare i dieci nomi alla procura è partita da una richiesta italiana che inizialmente riguardava 200 persone.

Secondo l'Eliseo, l'elaborazione di questa lista di dieci nomi è il risultato di "un importante lavoro di preparazione bilaterale, durato diversi mesi, che ha portato alla selezione dei reati più gravi".

"Il presidente ha voluto così risolvere la questione, come l'Italia chiedeva da anni", ha aggiunto la presidenza francese.

Chi sono gli arrestati

Tutti gli arrestati erano membri di alto profilo di organizzazioni attive durante gli anni di piombo.

L'operazione, condotta dall'unità antiterrorismo SDAT della polizia francese in collaborazione con la Criminalpol e la polizia italiana, ha portato all'arresto degli ex brigatisti Enzo Calvitti, Giovanni Alimonti, Roberta Cappelli, Marina Petrella e Sergio Tornaghi, più Giorgio Pietrostefani di Lotta Continua e Narciso Manenti del gruppo Nuclei Armati contro il Potere Territoriale.

Gli altri, Luigi Bergamin, Maurizio Di Marzio e Raffaele Ventura, sono riusciti a scappare prima di essere arrestati e sono attualmente in fuga.

Tra loro vi erano condannati in relazione ad alcuni dei delitti più tristemente noti e rappresentativi dell'epoca: il 78enne Pietrostefani, ad esempio, deve deve scontare 14 anni come mandante dell'omicidio del commissario di Polizia Luigi Calabresi.

Perché si trovavano in Francia

Nonostante le numerose richieste italiane, per anni il governo francese ha negato l'estradizione degli esponenti della lotta armata che si sono rifugiati oltralpe dopo gli "anni di piombo".

Ciò è dovuto in massima parte all'elaborazione della cosiddetta "dottrina Mitterrand", una linea politica stabilita nel 1985 dal presidente socialista francese Francois Mitterrand.

Opponendosi ad alcuni aspetti della legge antiterrorismo italiana, Mitterrand promise di non estradare i condannati per atti "di natura violenta, ma di ispirazione politica" che avessero rinunciato al terrorismo e alla lotta armata.

Fu una decisione molto controversa, che portò a decenni di tensione con l'Italia, ma fu motivata dal fatto che tutti gli ex terroristi, per dirla con le parole dell'allora presidente francese, avevano "rotto i legami con la macchina infernale a cui avevano partecipato e iniziato una seconda fase della loro vita, integrandosi nella società francese".

A quanti gli ricordavano che la sua linea, che non fu mai effettivamente tradotta in legge, cozzava con gli obblighi internazionali assunti dalla Francia, Mitterrand era solito obiettare che l'utilizzo dei collaboratori di giustizia previsto dalla legge italiana - che si sarebbe poi rivelato essenziale per la lotta alle organizzazioni mafiose - non era a sua volta in linea con gli standard europei di garanzia giuridica.

Perché la Francia ha deciso di arrestarli

Dal 1981, soltanto due decreti di estradizione sono stati firmati contravvenendo alla dottrina, entrambi sotto la presidenza di Jacques Chirac : nel 1995 ci fu quello di Paolo Persichetti, estradato in Italia nel 2002, e nel 2004 quello di Cesare Battisti, che viveva in Francia dal 1990 e trovò poi rifugio in Brasile fino al suo arresto nel 2019.

La questione a lungo sopita, è riemersa nel 2019 proprio in occasione del ritorno in Italia di Battisti, catturato in Bolivia dopo quasi 40 anni di latitanza.

L'allora ministro dell'Interno italiano Matteo Salvini disse che la Francia aveva ospitato per decenni "assassini che hanno ucciso persone innocenti", chiedendo quindi il ritorno in patria di "circa 15 terroristi italiani, che sono stati condannati qui ma che fanno la bella vita in Francia".

La svolta sembra sia arrivata l'8 aprile 2021, quando il ministro della Giustizia Marta Cartabia ha trasmesso ufficialmente al suo omologo francese Eric Dupond-Moretti "la richiesta urgente delle autorità italiane di non lasciare impuniti gli attentati delle Brigate rosse".

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I mandati d'arresto europei di molti degli arrestati, in effetti, sarebbero scaduti tra i prossimi mesi del 2021 e il 2023.

Macron avrebbe poi avuto un colloquio telefonico con Mario Draghi, che sembra abbia confermato l'importanza di questo caso per Roma.

Come ha reagito l'opinione pubblica in Francia

La notizia, in effetti, era ormai nell'aria oltralpe.

Lo scorso 20 aprile, il quotidiano francese Le Monde ha pubblicato un appello da parte di scrittori e intellettuali che invocavano "la riaffermazione della dottrina Mitterand"

"Non si è mai trattato - scrive il quotidiano - di sottrarre i colpevoli a una giusta condanna, né di mettere in discussione il diritto di uno stato di applicare il proprio sistema di giustizia. [La dottrina] ha semplicemente messo in atto un meccanismo di fatto per prendere la decisione politica di fronte a una lacerazione dolorosa e generale della coesione di un paese. E, una volta che il contesto politico di questa lacerazione è sembrato essere scomparso, di costruire le condizioni per un'unità e una pace restaurate".

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"Questo è un indicibile tradimento della Francia" ha detto invece ad AFP Irene Terrel, avvocato di cinque dei sette ex brigatisti arrestati. "Sono indignata e non ho le parole per descrivere questa operazione, che non è altro che una mini retata".

"Dagli anni '80, queste persone sono sotto la protezione della Francia, hanno ricostruito la loro vita qui da 30 anni, si sono stabiliti alla piena vista di tutti, con i loro figli, i loro nipoti: e nelle prime ore del mattino, vengono a cercarli, 40 anni dopo il fatto? Questo è inqualificabile e inammissibile dal punto di vista giuridico"

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