Patrick Zaki, cittadinanze onorarie da tutta Italia

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Di euronews
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Ultima in ordine di tempo quella del comune di Cinquefrondi. Lo studente dell'Università di Bologna da oltre un anno è in carcere in Egitto per aver collaborato con gruppi di difesa dei diritti umani

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Continua in Italia la mobilitazione per il ritorno in libertà di Patrick Zaki, studente egiziano dell'Università di Bologna, in carcere al Cairo da più di un anno. Dopo molti gruppi ed associazioni scendono in campo anche gli enti locali. Ultimo in ordine di tempo a concedere la cittadinanza onoraria il comune calabrese di Cinquefrondi, che va ad aggiungersi a una lunga lista, che comprende i comuni di Bologna, Pisa, Treviso, Udine, Molfetta, Santo Stefano Magra, e molti altri ancora.

Tutte scelte motivate dal "dovere della solidarietà", come ha detto il sindaco di Udine Pietro Fontarini, dal bisogno di "proteggere i diritti universali dell'Umanità", come ha sottolineato il sindaco di Cinquefrondi Michele Conia, e dalla volontà di "onorare la memoria di Giulio Regeni, vittima anche lui di un governo illiberale come quello egiziano", come è scritto in alcune delibere adottate.

Le numerose concessioni della cittadinanza onoraria puntano ad accelerare la procedura con cui il governo italiano dovrebbe ri conoscere allo studente egiziano la cittadinanza italiana, attuando la mozione approvata recentemente dal parlamento.

Patrick Zaki nel 2018 aveva lavorato nello staff di un candidato alla presidenza, l'avvocato Khaled Ali, politico impegnato nella difesa dei diritti umani, che in seguito rinunciò alla corsa denunciando gravi intimidazioni e numerosi arresti di suoi collaboratori. Negli anni successivi lo studente ha fatto parte di una associazione egiziana per i diritti umani, e dal 2019 stava seguendo un master universitario sugli studi di genere all'Università di Bologna.

Arrestato dai servizi segreti al suo arrivo al Cairo, Zaki è stato trattenuto senza far sapere nulla per più di 24 ore nemmeno ai suoi familiari. La notizia del suo arresto è stata resa pubblica dalla Egyptian Initiative for Personal Rights, associazione umanitaria con cui Patrick lavorava come ricercatore. Secondo il suo avvocato lo studente, in mano ai servizi di sicurezza egiziani, sarebbe stato tenuto legato e imbavagliato per 17 ore di fila, ricevendo colpi allo stomaco e alla schiena e subendo scariche elettriche su tutto il corpo.

A carico di Zaki vengono formulati diversi capi d'accusa: dalla minaccia alla sicurezza nazionale alla sovversione, dalla diffusione di false notizie alla propaganda terroristica. Molte delle accuse gli vengono contestate a partire da post che lo studente ha pubblicato sulla sua pagina Facebook. Secondo quanto riportano i mezzi di informazione egiziani, tutti filogovernativi, Patrick Zaki si sarebbe spostato in Italia per redigere una tesi dull'omosessualità, che avrebbe avuto l'intenzione di usare per incitare rivolte contro lo stato egiziano.

A dicembre scorso il parlamento europeo ha approvato una mozione con cui si denuncia la "crescente repressione, per mano delle autorità statali, dei diritti umani fondamentali" in Egitto, si richiede il "rilascio incondizionato" dello studente e il ritiro di tutte le accuse a suo carico, si definisce "arbitrario" il suo arresto, e si considera la sua detenzione "una minaccia per i valori fondamentali dell'Unione europea".

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