Ricerca universitaria: lo studio della Scuola di Medicina della Federico II di Napoli apre la strada a terapie sostitutive nei cardiopatici
Individuare uno dei fattori di rischio di una patologia a elevata mortalità significa frenarne la corsa e rafforzare il ruolo della prevenzione. In questo contesto, la ricerca condotta dalla Scuola di Medicina e Chirurgia dell'Università Federico II di Napoli e pubblicata sull'European Journal of Preventive Cardiology rappresenta una delle armi più valide contro lo scompenso cardico e apre la strada a terapie sostitutive nei cardiopatici, come spiega Antonio Cittadini, Ordinario di Medicina Interna e coordinatore del registro TOSCA.
"Abbiamo riscontrato che pazienti con scompenso cardiaco e carenze ormanali presentano un raddoppio delle ospedalizzazioni e della mortalità rispetto ai soggetti che non hanno tali deficit di ormoni - spiega Cittadini - Pertanto, l'identificazione sistematica di queste carenze ormonali può rappresentare un innovativo bersaglio terapeutico per il miglioramento della qualità di vita e della sopravvivenza dei pazienti con scompenso cardiaco. Questo è il significato dei dati del Registro Tosca appena pubblicati: un'iniziativa di rilevanza internazionale basata a Napoli con il coordinamento della Federico II".
Il Registro TOSCA
Il Registro Internazionale sullo scompenso cardiaco denominato TOSCA (Trattamento Ormonale nello Scompenso Cardiaco) è un database vitale, che incrocia, da 3 anni, i dati clinici di oltre 500 pazienti affetti da scompenso cardiaco. L'obiettivo è quello di andare oltre l'emergenza, dice Maria Triassi, Presidente della Scuola di Medicina e Chirurgia della Federico II.
"La Scuola di Medicina e Chirurgia è impegnata nella ricerca di eccellenza - commenta Maria Triassi - L'esempio del Registro Tosca evidenzia come la sanità universitaria possa dare un grandissimo contributo non solo alla clinica ma anche alla prevenzione delle patologie cronico degenerative. Quindi, non solo Registri tumori ma anche Registri di grandi patologie che possono evidenziare quelli che sono i fattori di rischio che conducono a un esito nefasto prevenibile".
La mortalità nei pazienti affetti da scompenso cardiaco passa dal 12% tra coloro che non mostrano deficit ormonali multipli, al 23% tra coloro che ne sono affetti.
La scoperta dell'Università Federico II di Napoli si rivela dunque un contributo fondamentale per la prevenzione e la cura di una malattia cronica rilevante come lo scompenso cardiaco.