La rotta alpina dei migranti. L'esodo in tempo di emergenza Covid

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Di Debora Gandini
La rotta alpina dei migranti. L'esodo in tempo di emergenza Covid
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A causa delle restrizioni imposte dal Covid-19 attraversare i confini all'interno dell'Europa diventano sempre più difficoltoso. Per migranti e richiedenti asilo arrivati attraverso i Balcani resta estremamente critica la situazione. Sono centinaia quelli che cercano, ogni giorno, di passare la frontiera alpina nord-occidentale: destinazione la Francia. Un viaggio della speranza. Percorrere le Alpi, specie in inverno, è difficilissimo anche per chi ha superato altri ostacoli nella vita. Molti si incamminano di notte per non essere fermati dalla gendarmeria francese e rispediti in Italia.

La chiamano la “rotta alpina”, 12mila passaggi in tre anni solo nei 12 chilometri che collegano Claviere a Briançon. Una rotta rimasta sotto traccia. Le montagne che vanno dalla Liguria alle Alpi Cozie hanno, tuttavia, visto passare circa 50mila persone. Uomini ma anche bambini che macinano chilometri e piedi, sotto il sole, la pioggia, la neve. Senza un rifugio. Spesso senza cibo, acqua e medicinali. Ma con un obiettivo: raggiungere i paesi del nord Europa per una vita migliore.

Amir Hotak ha 23 anni. E’ fuggito dall'Afghanistan. Ci spiega che è andato in Iran. Poi in Turchia. Di qui ha raggiunto la Grecia. Passando dall’Albania, è arrivato in Montenegro. Poi in Bosnia, Croazia, Slovenia e infine è arrivato in Italia.

A monitorare il versante italiano delle Alpi c’è la Croce Rossa Italiana. Nel 2017 e 2018 questa era la rotta dei migranti che arrivavano dall'Africa via mare. Ora, come raccontano alcuni volontari, è cambiato tutto. Michele Belmondo lavora da tempo con CRI: "A partire dal 2020 è cambiata la tipologia dei migranti che passano da questa zona. Sono soprattutto famiglie con bambini che provengono dalla rotta balcanica. I principali paesi d’origine sono Afghanistan, Iran, Iraq. Capita spesso che ci siano incidenti o valanghe. Un altro grande pericolo sono le temperature, il freddo. Se non si è adeguatamente equipaggiati con guanti e indumenti termici, passare una notte a -15 o –20 gradi può essere mortale.”

Dal 2017 sono circa 5mila i migranti soccorsi dalla Croce Rossa nella cittadina piemontese di Claviere. 1.500 nel solo mese di ottobre. I volontari chiedono l’aiuto delle istituzioni per far fronte a una situazione ormai di vera emergenza. Non solo per la pandemia.