Ecco perché la giustizia spagnola ha condannato un rapper a 9 mesi

Pablo Hasél è trattenuto dagli agenti di polizia all'Università di Lleida, Spagna, martedì 16 febbraio 2021.
Pablo Hasél è trattenuto dagli agenti di polizia all'Università di Lleida, Spagna, martedì 16 febbraio 2021. Diritti d'autore Joan Mateu/Joan Mateu Parra
Diritti d'autore Joan Mateu/Joan Mateu Parra
Di Juan Carlos De Santos PascualAntonio Storto
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Il rapper, il cui arresto ha scosso profondamente l'opinione pubblica, provocando rivolte in Spagna, aveva già una pena sospesa per lo stesso reato. Che ora, il governo iberico vuole ammorbidire

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Hanno destato grande impressione e innumerevoli polemiche le immagini dell'arresto di Pablo Hasel, il rapper spagnolo che ieri si è barricato nel rettorato dell'Università di Lleida con cinquanta tra fan, amici e collaboratori per cercare di resistere fino all'ultimo all'incarcerazione. Il rapper è stato condannato a nove mesi di detenzione per aver "glorificato il terrorismo e insultato la monarchia."

"È una risoluzione che vuole essere ferma" dice Ascensión Martín, portavoce di Juezas y Jueces para la Democracia, una delle cinque associazioni dei magistrati spagnoli. Martìn, che è anche magistrato della Camera del Contenzioso-Amministrativo del Tribunale Superiore di Giustizia di Murcia, sottolinea che "se c'è una sentenza che lo condanna, è giusto che vada in prigione". "Le sentenze sono fatte per essere eseguite, e se non fosse stato arrestato avrebbe potuto incorrere in un altro crimine che è la disobbedienza all'autorità".

Il caso ha avuto un'enorme eco mediatica in seguito all'appello firmato in difesa del rapper da 200 artisti: a richiedere "la sua libertà, così come la cancellazione di questo tipo di reato dal codice penale" ci sono nomi di massimo peso nella cultura spagnola e internazionale come Javier Bardem, Emma Suárez e Pedro Almodóvar

Anche Amnesty International si è pronunciata in merito. "Nessuno - ha detto Esteban Beltrán, direttore di Amnesty International Spagna - dovrebbe essere perseguito penalmente solo per essersi espresso sui social network o per aver cantato qualcosa che può essere ritenuto sgradevole o scandaloso. Le espressioni che non incitano chiaramente e direttamente alla violenza non possono essere criminalizzate. Se questi articoli di legge non vengono modificati, la libertà di espressione continuerà ad essere messa a tacere e le manifestazioni artistiche ad essere limitate" Per l'organizzazione internazionale "è ingiusto e sproporzionato che Pablo Hasel vada in prigione".

Dissenso tra i magistrati

Ma anche nella magistratura si registrano diverse crepe sulla vicenda.

"Dagli stessi tribunali ci sono già diversi pareri dissenzienti - spiega il professore di diritto penale dell'Università Carlos III, Jacobo Dopico - che hanno detto che nessuno dei tre aspetti discriminanti in questa condanna, cioè l'insulto al re e alla polizia e la glorificazione del terrorismo, possono essere considerati dal sistema giuridico spagnolo come una condotta criminale".

Dopico, che dirige inoltre il progetto Libex.es, sottolinea poi: "C'è una giurisprudenza molto estesa in materia e ciò è alquanto scandaloso perché è in contraddizione con le pronunce della Corte costituzionale e della Corte europea. Abbiamo avuto decenni di sentenze sui crimini di discorso incendiario".

Dopico allude agli 11 tweet su cui si basa la pena detentiva e che secondo la sentenza configurerebbero il reato di glorificazione del terrorismo: "La sentenza di riferimento sul punto è la 112 / 2016 della Corte Costituzionale spagnola: questa sancisce che il reato di glorificazione del terrorismo può essere applicato solo quando ci si trovia di fronte a una condotta che glorifica o giustifica il terrorismo e soltanto se questa condotta è idonea a incitare altri a commettere reati".

Secondo il docente, però, questo incitamento sarebbe in realtà del tutto assente nei tweet incriminati.

Per questo, il professore di diritto penale ha appoggiato il voto dei giudici dissenzienti, che contestano la sussistenza dei reati di insulto contro la monarchia o la polizia: "La Corte dei diritti umani dice che stiamo parlando di figure pubbliche in cui la capacità di critica politica dovrebbe mitigare la risposta repressiva. La protezione dell'onore dei personaggi pubblici è attenuata perché il dibattito pubblico non può essere soffocato nei loro confronti".

Secondo Dopico, in altre parole, è difficile capire in che modo le dichiarazioni di Hasel sul re, "raccolte dalla sentenza come base della condanna, sarebbero un crimine".

"La condotta - conclude quindi il Cattedratico - è atipica, non criminale, e in questo caso nessuna punizione può essere appropriata, come già hanno affermato i giudici dissenzienti, perché è una condotta che non può essere punita senza violare la libertà di espressione.

La seconda sentenza non poteva essere sospesa

Questa sentenza arriva dopo il processo che Hasel aveva subito per lo stesso crimine nel 2018 e per il quale era già stato condannato nel 2014. Vale a dire, quindi, che la Camera che aveva già sospeso per tre anni l'esecuzione di una prima condanna, nel suo secondo caso ha tenuto conto che avrebbe commesso di nuovo il crimine.

Anche se gli avvocati di Hasel l'hanno richiesta, una nuova sospensione della pena in questo caso non è stata presa in considerazione a causa dei suoi "precedenti penali". Il codice penale permette eccezionalmente la sospensione delle pene detentive che non superano i due anni di prigione, purché non si tratti di delinquenti abituali.

Il musicista potrebbe beneficiare di un nuovo cambiamento nel codice penale?

Per il momento Hasel dovrà restare dietro le sbarre finché non potrà beneficiare di un cambiamento nella legge, che al momento viene discusso dal governo spagnolo.

Il Ministero della Giustizia ha proposto una revisione del codice penale che possa impedire il ripetersi di un caso come quello del rapper.

Anche la vicepremier spagnola Carmen Calvo si è espressa in questo senso. "Pensiamo - ha dichiarato - che in tutte le questioni che attengono alla libertà di espressione e non comportano un rischio per la sicurezza delle persone, la reazione sanzionatoria dello Stato con la privazione della libertà non è appropriata nel contesto delle libertà di una democrazia".

Già alcuni giorni addietro, il Governo spagnolo aveva fatto sapere con una nota che "il Ministero della Giustizia proporrà una revisione dei reati relativi agli eccessi nell'esercizio della libertà di espressione in modo che siano puniti, con pene dissuasive ma non la privazione della libertà, solo i comportamenti che implicano chiaramente un rischio per l'ordine pubblico o la provocazione di qualche tipo di comportamento violento".

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Secondo Ascensión Martín, se la legge fosse davvero modificata, Hasel potrebbe beneficiarne con effetto retroattivo. "Se il tipo penale è modificato o soppresso - spiega la Giudice - o soddisfa altri requisiti, tutto ciò che beneficia la persona condannata è applicato con effetto retroattivo".

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