La Grecia crea un corpo di “Polizia universitaria”: i motivi della protesta di atenei e studenti

Gli studenti manifestano nel centro di Atene contro la riforma dell'istruzione di Nea Dimokratia.
Gli studenti manifestano nel centro di Atene contro la riforma dell'istruzione di Nea Dimokratia. Diritti d'autore Elena Kaniadakis
Di Elena Kaniadakis
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Rettori, professori e personale accademico temono che il nuovo corpo scateni una vera e propria guerriglia nei campus, luoghi in cui storicamente è stato anche versato del sangue. Ma i veri problemi degli atenei sono il sottofinanziamento cronico (anche per la sicurezza) e i tagli al personale.

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In questi giorni non sono solo gli studenti turchi a protestare fuori dalle loro università.

Anche nelle principali città greche professori e universitari stanno manifestando da un mese contro un disegno di legge presentato dal governo conservatore di Nea Dimokratia e promulgato dal parlamento ieri, 11 febbraio.

La normativa, presentata dal ministro dell’Istruzione assieme a quello della Protezione dei cittadini, prevede un’importante riforma dell’istruzione greca, e stabilisce la creazione di un corpo di “Polizia universitaria” che presiederà i campus, controllerà gli accessi e arresterà eventualmente gli studenti che potrebbero “turbare l’ordine pubblico”.

La creazione di un corpo apposito di “polizia universitaria” – per il quale il governo prevede una prima assunzione di mille nuovi agenti – è un unicum nell’Unione europea.

Per i sostenitori della legge, gli atenei greci sono ostaggio della violenza politica, mentre la sinistra anacronisticamente ancorata al periodo della dittatura dei colonnelli del 1967-74 non vuole affrontare il fenomeno.

Concessione di un archivio privato
Carri armati dell'esercito greco usano gli idranti contro gli studenti asserragliati nel Politecnico nel 1973.Concessione di un archivio privato

“La violenza nei campus è un problema cronico della Grecia”

“La violenza nei campus è un problema cronico della Grecia” racconta ad Euronews un portavoce del Ministero per la Protezione dei cittadini, sottolineando come: “La polizia si occuperà di tenere lontani gruppi politici estremisti e anarchici che ostacolano lo svolgimento dell’attività universitaria”.

Nell’ottobre scorso, l’immagine del rettore dell’Università di Economia di Atene, preso ostaggio nel suo ufficio da un gruppo di sedicenti anarchici incappucciati, e poi fotografato con un cartello appeso al collo con su scritto “Solidarietà agli squat” aveva turbato l’opinione pubblica.

“Si sono verificati episodi in cui gruppi politici occupano le aule per protesta o danneggiano le attrezzature” racconta a Euronews Maria Kalkoni, una delle migliaia di studenti che nell’ultimo mese si sono radunati ogni settimana fuori dal Parlamento.

“Tuttavia non sono fenomeni endemici e non ostacolano il regolare svolgimento dell’attività universitaria, al contrario di quello che vorrebbe far credere il governo, che punta a creare un clima di falso pericolo per distrarre dai veri problemi” afferma la studentessa.

Una lunga scia di sangue

Negli ultimi cinquant’anni della storia greca non sono pochi gli eventi drammatici che hanno avuto come teatro università e scuole. Nel 1973, i carri armati dei colonnelli sfondarono i cancelli del Politecnico di Atene per porre fine all’occupazione degli studenti che protestavano contro la giunta militare; in quella giornata persero la vita 24 persone.

Negli anni Novanta, invece, durante i moti studenteschi contro una riforma dell’istruzione voluta dal governo di Konstantinos Mitsotakis, padre dell’attuale presidente greco Kiriakos Mitsotakis, un professore di liceo di Patrasso venne ucciso durante gli scontri da un militante di Nea Dimokratia.

Eredità diretta dei tumulti durante la dittatura militare era la legge “sull’asilo universitario”, che impediva alla polizia di entrare nei campus, se non a seguito di crimini particolarmente gravi, poi abolita dal governo di Nea Dimokatria un anno fa. La legge si era effettivamente prestata ad alcune distorsioni, permettendo ad attività microcriminali, come spaccio e mercato nero, di trovare all’occorrenza rifugio nelle università.

“La polizia nei campus è la firma di ogni regime autoritario che si rispetti” afferma a Euronews Nikos Manios, un ex studente partigiano durante la dittatura che partecipò anche alla rivolta del Politecnico.

“Ricordo che con l’amnistia tornai all’università per iscrivermi di nuovo, visto che durante la resistenza ero stato espulso. Lì incontrai uno dei miei torturatori che continuava a spiare e prendere nota dei nuovi iscritti. Fu allora che compresi che anche se la giunta militare si poteva dire conclusa, le università avrebbero sempre corso il rischio di essere controllate dal potere politico” racconta Manios.

Pane, istruzione e libertà

Durante le manifestazioni studentesche che hanno attraversato il centro di Atene ogni settimana nell'ultimo mese, i partecipanti scandivano spesso "Pane, istruzione e libertà", uno degli slogan tradizionali degli studenti che si opponevano alla dittatura.

Tuttavia, secondo quanto indica a Euronews da un portavoce del ministero per la Protezione dei cittadini, “è ridicolo pensare che la polizia universitaria possa spiare gli studenti”.

“Al contrario – aggiunge il portavoce - permetterà la libera circolazione delle idee che ora è minacciata da alcuni gruppi politici. I rettori da soli non possono mantenere l’ordine perché hanno paura di subire rappresaglie”.

Elena Kaniadakis
Polizia schierata fuori dall'Università di Atene.Elena Kaniadakis

Il vero problema degli atenei greci? Non tanto la mancanza di sicurezza, ma il sottofinanziamento

La legge di Nea Dimokratia ha suscitato però forti proteste anche in ambito accademico.

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Oltre mille tra rettori, professori e staff universitario si sono detti, infatti, contrari alla riforma ed hanno chiesto al governo di ritirarla, temendo tra l’altro che il nuovo corpo scateni una vera e propria guerriglia nei campus.

“Il problema degli atenei greci non è la mancanza di sicurezza, ma la mancanza di fondi. Abbiamo bisogno di più aule e più professori. Inoltre, per proteggere le infrastrutture servono custodi, non poliziotti”, racconta a Euronews Dimitris Kaltsonis, professore di Diritto all’università Panteion di Atene.

“In base ai sondaggi, la criminalità negli atenei greci è in linea con gli altri europei: inoltre, se avviene un crimine all’interno dei campus, la polizia può entrare quando vuole, non c’è bisogno di creare un corpo apposito” sostiene il professore.

Tuttavia, più volte Nea Dimokratia ha affermato che la nuova legge non fa altro che introdurre misure di sicurezza già presenti nei principali atenei europei.

L’University and College Union di Oxford, che rappresenta parte dello staff accademico, ha espresso di rimando la propria solidarietà ai colleghi greci in un comunicato in cui afferma: “è improbabile che una speciale forza di polizia universitaria risponda ai reali problemi delle istituzioni greche, che sono il sottofinanziamento cronico (anche per la sicurezza) e i tagli al personale".

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L'Unione ha anche sottolineato come "l'università di Oxford non ha una forza di polizia universitaria, mentre la sicurezza nei locali è garantita dal personale dell'università stessa".

In un suo intervento nel parlamento, il ministro per la Protezione dei cittadini Michalis Chrisochidis ha affermato che l’obiettivo finale della legge sarà permettere prima o poi l’assunzione di personale di guardia privato sotto il controllo dei rettori. Tuttavia, per il ministro “questa soluzione non è fattibile al momento, ma solo quando la polizia sradicherà i gruppi criminali dalle università”.

Elena Kaniadakis
La polizia schierata fuori dal parlamento greco.Elena Kaniadakis

La Grecia è il secondo paese europeo con più poliziotti in rapporto al numero degli abitanti.

Tra i cartelli esposti dai manifestanti greci fuori dal Parlamento nelle ultime settimane, molti chiedevano una diversa gestione dei fondi pubblici. "Più medici, meno polizia" o "Vogliamo finanziamenti per istruzione e sanità, non altre forze dell’ordine" erano alcune delle scritte che si potevano leggere sugli striscioni.

"Da quando Kyriakos Mitsotakis è stato eletto nel 2019, ha continuato ad assumere nuovi poliziotti in risposta ad ogni presunto problema. In un paese in cui la disoccupazione sfiora il 20%, è un modo facile per creare nuovi posti di lavoro e assicurarsi un piccolo esercito fedele alle proprie politiche" sostiene Alekos Akridas, uno studente manifestante, parlando con Euronews.

Poco dopo essere salito al governo, Mitsotakis ha assunto oltre nuove mille forze dell’ordine. Di recente, il governo greco ha annunciato un programma di 23 milioni di euro per rafforzare il corpo di polizia e "affrontare le sfide contemporanee, come il Covid-19 e le minacce esterne". Inoltre, il ministro dei trasporti greco ha dichiarato di voler creare una nuova forza di polizia per controllare il trasporto pubblico.

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Eppure, secondo gli ultimi dati disponibili Eurostat (2016-2018), la Grecia è il secondo paese europeo, dopo Cipro, con il maggior numero di agenti di polizia in relazione al numero di abitanti. Negli scorsi mesi alcuni osservatori dei diritti umani, come Amnesty International, hanno evidenziato un aumento degli abusi della polizia greca da quando Nea Dimokratia è salita al governo.

"Non mettiamo in dubbio che la salute e l'educazione siano questioni importanti. Tuttavia, la sicurezza è altrettanto importante" commenta con Euronews un portavoce del ministero per la Protezione dei cittadini.

"Inoltre, i dati Eurostat sono imprecisi perché ogni paese definisce il proprio corpo di polizia in modo diverso. In Grecia, diverse forze dell'ordine vengono considerate formalmente il sottogruppo di un unico corpo, contrariamente a quanto avviene in altri paesi. Ecco perché sembra che la Grecia abbia così tanti poliziotti, mentre in realtà non è così" ha aggiunto la fonte interna.

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