La pandemia ha tolto dalla strada i clochard, ma presto le cose potrebbero peggiorare

Un senzatetto, di nome Rafael, indossa un abito da Babbo Natale mentre si prepara a cenare sul ciglio di una strada, a Milano, giovedì 10 dicembre 2020
Un senzatetto, di nome Rafael, indossa un abito da Babbo Natale mentre si prepara a cenare sul ciglio di una strada, a Milano, giovedì 10 dicembre 2020 Diritti d'autore Luca Bruno/Copyright 2020 The Associated Press. All rights reserved
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Di Luke HurstAntonio Storto
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"L'unica soluzione è implementare programmi come l'housing first, che in Finlandia sta funzionando alla grande" spiegano gli esperti

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Tra le buone notizie venute fuori da questa pandemia di coronavirus spicca senz'altro il successo delle campagne che alcuni paesi e città europee hanno lanciato per togliere dalla strada le persone più vulnerabili, trovando loro un alloggio.

A Bruxelles, ad esempio, circa mille senzatetto sono stati ospitati negli alberghi rimasti forzatamente vuoti, man mano che viaggi e turismo si fermavano.

Così, una questione che per anni era stata ignorata o liquidata da molti esponenti del mondo politico come troppo difficile da risolvere è stata apparentemente risolta nel giro di poche settimane, suggerendo che se la volontà politica c'è, anche le soluzioni si presentano.

"Se prima che il coronavirus ci colpisse mi aveste chiesto se fosse possibile risolvere il problema della homelessness, avrei risposto di sì, aggiungendo però che ci sarebbero voluti anni" ha detto Freek Spinnewijn, direttore di FEANTSA, una federazione europea di organizzazioni nazionali che lavorano con i senzatetto. "Ma abbiamo visto che in molti paesi ci sono volute in realtà delle settimane per togliere la gente dalla strada".

"Ci sono in effetti - continua - alcune città e paesi che hanno colto l'occasione della pandemia di Corona per ripensare le loro politiche per i senzatetto. In Francia, ad esempio, la città di Lione si è impegnata a non costringere le persone a tornare nelle strade o nei rifugi, fornendo soluzioni abitative sostenibili".

"I Paesi Bassi hanno investito 50 milioni di euro in più per i gruppi vulnerabili, tra cui i senzatetto".

Le associazioni di beneficenza avvertono, tuttavia, che una volta che le misure di emergenza messe in campo per fermare la diffusione di COVID-19 saranno terminate, la situazione potrebbe tornare a un livello peggiore di quanto non fosse prima.

"La nostra preoccupazione è il dopo-pandemia"

I timori riguardo all'Europa non riguardano solo il fatto che, usciti dalla pandemia, l'economia torni a muoversi come prima.

Secondo alcuni studi, la popolazione senza fissa dimora nell'Unione Europea è cresciuta del 70% negli ultimi 10 anni, con circa 700.000 persone che hanno bisogno di un riparo.

I danni economici, la perdita di posti di lavoro e l'inevitabile prosciugamento del sostegno finanziario del governo potrebbero far lievitare ulteriormente questo numero.

"La nostra preoccupazione è il dopo pandemia", dice Spinnewijn a Euronews. "Se il turismo riprenderà a crescere, non credo che gli alberghi saranno disposti a mantenere i senzatetto come clienti".

"Ci aspettiamo un ulteriore aumento dei senzatetto a causa dell'accumulo di arretrati nell'affitto" aggiunge. "Molte persone non sono state sfrattate a causa delle moratorie, ma, a un certo punto, queste verranno revocate e creeranno un picco nel numero dei senzatetto".

Il virus nella strada

Mentre alcune persone sono state aiutate a trovare una sistemazione più sicura durante la pandemia, altre hanno subito il peso della diffusione del virus mortale.

Una ricerca condotta in ottobre da Medicins sans Frontiers ha rilevato che oltre il 50% dei senzatetto testati nei rifugi d'emergenza di Parigi e dintorni aveva, o aveva in precedenza, il coronavirus.

Lo studio "identifica il sovraffollamento come il fattore più importante per spiegare la variabilità dell'esposizione piuttosto che l'aderenza alle misure preventive raccomandate", afferma il rapporto.

"Nella prima ondata ci sono state infezioni nei rifugi, ma in misura minore di quanto temevamo, un po' più alte delle infezioni nella popolazione generale" ha detto Spinnewijn. "Ma nella seconda ondata abbiamo visto alcuni paesi, alcune città dove la diffusione attraverso i rifugi è stata piuttosto elevata".

Il problema in alcuni luoghi è stato quindi aggravato dal fatto che i rifugi hanno ridotto la capacità di cercare di rendere possibili misure di distanziamento sociale.

"È tempo di cercare soluzioni permanenti"

La pandemia è, dunque, un'opportunità per ripensare le politiche sulle persone vulnerabili e sugli alloggi?

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Sarah Coupechoux della Fondation Abbe Pierre dice che, in attesa di vedere come evolverà la situazione dopo l'inverno, con l'aumento delle persone che non saranno in grado di pagare l'affitto, è giunto il momento di attuare soluzioni permanenti.

"Per ora - ha detto a Euronews - stiamo vedendo risposte temporanee, ma pensiamo di dover adottare l'housing first, un modello abitativo che vediamo ad esempio in Finlandia. Sappiamo che funziona, sappiamo che le persone rimangono nelle loro case quando adottiamo questa modalità"-

L'approccio finlandese dell'housing first è stato introdotto nel 2007. Alle persone vulnerabili che hanno bisogno di un alloggio, viene data la responsabilità di pagare l'affitto. La Finlandia è l'unico Paese UE in cui il livello dei senzatetto è in calo.

"Non si tratta di così tante persone, e penso che potremmo trovare una soluzione se i politici lo volessero", ha aggiunto Coupechoux.

L'Uione europea ha in mente un obiettivo per la questione: sradicare il fenomeno dei senzatetto entro il 2030.

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Sia Spinnewijn che Coupechoux sono lieti che il problema sia all'ordine del giorno per la Commissione europea e puntano al lancio di un piano d'azione entro il prossimo anno per realizzare un Pilastro europeo dei diritti sociali.

"Il potenziale impatto della cooperazione transnazionale sui senzatetto è enorme", ha detto Spinnewijn.

L'obiettivo del 2030 è ambizioso, ma Spinnewijn sottolinea che ci sono "alcuni facili progressi che possono essere fatti".

"Una delle cose che erano scomparse da un giorno all'altro sono i rifugi notturni", ha detto, riferendosi alle misure per togliere i senzatetto dalle strade durante la pandemia di marzo e aprile.

"E' comunque un sistema ridicolo, che ci sia il virus o meno, ma ora tutti i rifugi sono di nuovo aperti 24 ore su 24, 7 giorni su 7". Spero che questo rimanga e che i senzatetto non siano più costretti a scendere in strada durante giorno. Perché queste sono vittorie facili".

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