Ancora niente accordo Brexit. Pesca, governance e condizioni di parità sul mercato i nodi irrisolti
La Brexit va in stand by: a nulla è valsa la settimana spesa dalle squadre di negoziatori chiuse in un centro conferenze di Londra. L'accordo non è stato raggiunto.
I punti di scontro sono quelli noti: pesca; parità di condizioni sul mercato, in relazione soprattutto agli aiuti pubblici alle imprese; governance.
In un tweet, il negoziatore europeo Michel Barnier scrive che i colloqui vengono momentaneamente sospesi.
La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il premier britannico Boris Johnson discuteranno lo stato dei lavori nelle prossime ore.
La Germania, che ha la presidenza dell'Unione europea sino a fine dicembre, affida al portavoce Seilbert il compito di rilanciare: "È necessaria la disponibilità al compromesso di tutte le parti, se si vuole avere un'intesa - dice -ognuno ha i suoi principi, ci sono linee rosse che sono chiare ma c'è spazio per trovare un accordo, anche se il tempo stringe".
Il match sta dunque per chiudersi in parità e ai punti.
Boris Johnson e Ursula von der Leyen cercheranno la sintesi nello scorcio di fine anno.
Da più parti arriva l'invito a prolungare i negoziati sino all’inizio del 2021, per cercare di definire condizioni di libero scambio commerciale.
Un accordo commerciale permetterà alle merci di muoversi tra la Gran Bretagna e l'Ue senza tariffe o quote dopo la fine di quest'anno, anche se ci saranno nuovi costi e burocrazia per le imprese, su entrambi i lati della Manica. Se l'intesa non arriverà, il giorno di Capodanno porterà enormi disagi, con l'imposizione notturna di tariffe e altre barriere al commercio tra le due controparti.
Senza una svolta nel fine settimana, all'orizzonte si profilano altre complicazioni. Lunedì, la Camera dei Comuni britannica è chiamata a votare un disegno di legge che dà alla Gran Bretagna il potere di violare parti dell'accordo di recesso, giuridicamente vincolante e stipulato l'anno scorso con l'Ue.