Post Brexit: trattativa in salita, il nodo della pesca nella Manica

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Ora anche Downing Street, che aveva ostentato ottimismo, fa trapelare preoccupazione. Charles Michel: "pronti a qualsiasi scenario"

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Ci sono ancora questioni da risolvere e il tempo rimasto è poco, siamo a uno stadio molto difficile delle trattative. Il governo Tory non firmerà un'intesa a meno che questa non "rispetti i principi fondamentali, la sovranità britannica, sulla pesca e sul controllo delle proprie leggi". Così un portavoce del primo ministro Boris Johnson mentre proseguono febbrili i colloqui tra Londra e Bruxellles per trovare un accordo post Brexit prima del 31 dicembre, data della fine del periodo di transizione.

Il nodo più difficile da sciogliere sono i diritti di pesca nella manica Clement Beaune, sottosegretario francese incaricato degli affari europei ha detto in un'intervista che Parigi "Non accetterà cattive condizioni". Significa che la Francia potrebbe porre un veto al trattato post Brexit se i pescatori francesi avranno uno spazio di lavoro ridotto nella Manica.

Charles Michel: "Cerchiamo l'accordo, ma non a qualunque costo"

D'altro lato Londra, vuole piena sovranità. Parlando a Bruxelles, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha ribadito venerdì che l'UE vuole un accordo commerciale con il Regno Unito, ma non a qualsiasi costo. Michel ha detto che l'UE è pronta "a tutte le opzioni possibili" e ha esortato i 27 a rimanere uniti.

Trattativa arenata, preoccupati i pescatori

Mentre i colloqui tra Londra e Bruxelles sulla Brexit paiono avviarsi verso un fallimento, lo scenario di una uscita senza accordo fa crescere la preoccupazione dei pescatori di entrambe le sponde della Manica. Nelle scorse ore premier francese Jean Castex ha incontrato i pescatori del nord della Francia che temono di perdere l'accesso alle acque britanniche.

Olivier Leprêtre, presidente del Comitato regionale della pesca: "Ci deve essere un accordo, se non c'è un accordo, sia per Euronor che per la flottiglia locale, sarà la morte assicurata. Ma dopo, se ricadremo nelle acque francesi, ci ritroveremo con belgi, olandesi, spagnoli, con un accresciuto sfruttamento delle risorse, ma è qualcosa che non dovrebbe accadere".

Londra teme il ritorno dei controlli doganali

Sul versante britannico a preoccupare è la gestione del flusso delle migliaia di autotreni che ogni giorno attraversano la frontiera. Col ritorno dei controlli doganali c'è da aspettarsi ore e ore di attesa per i TIR carichi di merci, e la costruzione in fretta di nuovi piazzali potrebbe non essere sufficiente. Come se non bastasse i residenti dicono di non sapere cosa sarà di loro.

"Le prossime ore saranno decisive" ha detto il negoziatore europeo Michel Barnier. Ma oltre che sulla pesca, restano immutate e distanti anche le posizioni in materia di concorrenza e sulle modalità di regolamentazione degli eventuali futuri conflitti.

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