Sahara Occidentale, riprende la guerriglia: cos'è il Fronte Polisario

manifestazioni per il Sahara Occidentale libero a Madrid lo scorso 11 novembre
manifestazioni per il Sahara Occidentale libero a Madrid lo scorso 11 novembre Diritti d'autore Francisco Seco/Copyright 2017 The Associated Press. All rights reserved.
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Di Marta Rodriguez Martinezredazione italiana
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Dopo 30 anni di tregua tra Marocco e il popolo dei Sahrawi, le armi sembrano l'unica alternativa. Ma perché un processo di pace nato sotto l'ala protettrice dell'Onu non decolla?

Pronti alla guerra da 30 anni

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Il Fronte Polisario ha annunciato cdi riprendere le armi rompendo la tregua di quasi 3 decenni con il Marocco nel Sahara Occidentale. Una dichiarazione di guerra che pare non passibile di alcuna marcia indietro. Come spiega Salmi Gailani, un giovane del movimento.

"Non abbiamo mai abbassato la guardia", dice questo giovane del Sahara residente in Spagna, che dice che "l'errore" del Marocco, delle Nazioni Unite e del resto della comunità internazionale è stato quello di presumere che il Fronte Polisario non pensasse più a una ripresa del conflitto armato".

Gailani è nato nel 1991, lo stesso anno in cui è stato firmato il cessate il fuoco, "la mia è una generazione cresciuta in esilio", commenta.

La sua infanzia è stata divisa tra i campi della provincia di Tindouf, a sud-ovest dell'Algeria, e la Spagna. Ora dice che sia per lui che per altri giovani sahrawi che vivono in Europa, è giunto il momento di tornare e imbracciare le armi.

Dall'altra parte, il Marocco afferma di non aver iniziato a sollevare la trincea. Il re Mohamed VI ha assicurato che il suo paese rimane "impegnato per il cessate il fuoco" nel Sahara Occidentale, ma ha avvertito che "reagirà con la massima durezza a qualsiasi minaccia alla sicurezza".

Il re ha fatto questi commenti con il segretario generale delle Nazioni unite Antonio Guterres, secondo una dichiarazione del suo portavoce.

Perché adesso?

Salmi Gailani spiega quale sia stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso di un conflitto sotto le cui ceneri hanno continuato a ardere le braci per circa 30 anni: per il Fronte Polisario è stata un'incursione dell'esercito marocchino in un'area delimitata a cui nessuna delle due parti ha accesso.

È il valico di frontiera di Guerguerat, che collega il Sahara Occidentale meridionale con la Mauritania. Uno spazio in cui, secondo l'Accordo militare numero 1, firmato da entrambe le parti con l'Onu, non è consentito l'accesso di uomini armati, né dal Marocco, né dal Fronte Polisario.

Tuttavia, Rabat utilizza questo passaggio per trasportare merci in altri paesi africani. I manifestanti del Sahara lo bloccavano da settimane, quando il Marocco ha risposto militarmente.

Dov'è l'Onu? Non sono bastati 30 anni per piazzare almeno le urneper il referendum sull'indipendenza
Salmi Gailani, militante del Fronte Polisario

Gailiani denuncia peraltro la passività della 'Missione delle Nazioni unite per l'organizzazione di un referendum nel Sahara Occidentale '(Minurso): e per non aver difeso la sua gente dalle violazioni marocchine del cessate il fuoco, e per non aver organizzato negli ultimi 30 anni il referendum sull'indipendenza richiesto dal Fronte Polisario. "Non sono bastati 30 anni per sistemare almeno le urne", sostiene.

La partenza spagnola

Il Marocco occupa il Sahara Occidentale dall'inizio degli anni '70, quando gli ultimi soldati spagnoli abbandonarono quella che allora era una provincia spagnola al suo destino.

Nel 1975 la Corte dell'Aia, su richiesta dell'Assemblea generale delle Nazioni unite, negò che il Marocco o la Mauritania avessero diritti territoriali sul Sahara Occidentale e confermò il diritto all'autodeterminazione di questo popolo.

Dopo l'accordo tripartito, il Marocco e la Mauritania si divisero il Sahara Occidentale, anche se la Mauritania lasciò il territorio nel 1979. Poi iniziò la guerra tra il Marocco e il Fronte Polisario con il conseguente afflusso di profughi nei campi di Tindouf, in Algeria.

"Lo Stato spagnolo ha dimenticato che la transizione dalla Spagna non sarà completata senza l'indipendenza del nostro popolo ", sostiene Gailiani, indicando il ruolo della Spagna nella fase di decolonizzazione.

"Ho visto che ha twittato il vicepresidente del governo Pablo Iglesias, credo fosse un tweet in cui chiedeva il compimento del referendum per il nostro popolo. Si dimentica di essere vicepresidente dello Stato spagnolo", continua.

Gailani vuole che la Spagna riconosca la Repubblica araba democratica del Sahara per dare legittimazione internazionale alla causa. L'atteggiamento della Spagna invece rimette tutto nelle mani dell'Onu e del suo Segretario generale.

Una guerra significa dolore, morte e significa tante cose che in questo caso fanno male, ma crediamo che dopo 30 anni sia più che sufficiente aver già esaurito le vie pacifiche
Salmi Gailani

È così che il presidente del Consiglio spagnolo, Pedro Sánchez, ha corretto il suo omologo marocchino quando, un anno fa, Saadedín el Otmani lo ha ringraziato "per il sostegno della Spagna alle tesi marocchine sul Sahara".

Gailiani assicura che i giovani del Sahara Occidentale non sono disposti a tornare a sedersi a un tavolo dei negoziati, come è già accaduto a Ginevra nell'ultimo anno.

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"Una guerra significa dolore, morte e significa tante cose che in questo caso fanno male, ma crediamo che dopo 30 anni sia più che sufficiente aver già esaurito le vie pacifiche".

Per Jacob Mundy, professore associato di Studi di conflitti e pace dell'Università Colgate questa situazione non è nata dall'oggi al domani, ma è un crescendo dovuto in modo particolare all'impasse degli ultimi 10 anni.

"Nel 2016 il Marocco ha cercato di aprire la strada che collega l'ultimo posto di blocco al confine con la Mauritania, che passa attraverso il muro difensivo, nella "zona cuscinetto" dell'Onu e tecnicamente sotto il controllo del Polisario anche se la loro presenza amministrativa è stata minima. Il Polisario si è fortemente opposto a questa costruzione vista come sforzo marocchino per ribadire la propria presenza e di fatto per aumentare il commercio tra il Marocco, il Sahara Occidentale occupato e l'Africa occidentale. Lo spazio tra l'ultimo posto di blocco marocchino, il muro militare e poi il primo posto di blocco mauritano, dall'altra parte, si chiamava "terra di nessuno" perché era abbastanza pericolosa da attraversare per via delle mine. Gli accordi Onu vietano questo tipo di progetti di infrastrutture. Per il Fronte la cosa insostenibile è stata che cadesse in una sua parte di territorio"

A ottobre di quest'anno, diverse decine di manifestanti del fronte hanno bloccato il traffico in entrata e in uscita dal checkpoint marocchino a Guerguerat. Ciò ha causato una significativa interruzione degli scambi commerciali. Tonnellate di pesce e cibo sono andati a male. La situazione è degenerata in scontri il 13 novembre scorso.

Il Sahara occidentale è stato descritto come l'ultima colonia in Africa, con due terzi del suo territorio occupati dal Marocco dal 1975. Il Marocco considera l'ex colonia spagnola parte integrante del suo territorio, compreso il suo nord-ovest ricco di fosfati. Non si tratta nemmeno di riserve molto ricche di fosfato, spiega ancora Jacob Mundy.

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Si tratta di un voto che, nonostante l'emigrazione di decine di migliaia di marocchini dagli anni '70, Rabat quasi sicuramente perderebbe.

L'occupazione del Sahara Occidentale da parte marocchina è sostenuta da molti dei suoi importanti alleati arabi, tra cui l'Arabia Saudita e la Giordania.

Come e quando nasce il Fronte Polisario

Il Fronte Polisario, dall'abbreviazione spagnola di Frente Popular de Liberación de Saguía el Hamra y Río de Oro (in italiano: Fronte di Liberazione Popolare di Saguia el Hamra e del Río de Oro), è una organizzazione militante e un movimento politico attivo nel Sahara Occidentale; il fine è ottenere la il diritto all'autodeterminazione e alla creazione di una nazione . Dal 9 luglio 2016 il segretario generale è Brahim Ghali.

Il movimento viene fondato il 10 maggio 1973 con l'intento di ottenere l'indipendenza del Sahara Occidentale dall'occupazione militare della Spagna, del Marocco e della Mauritania.

Sin dalla fondazione, il Polisario organizza la guerriglia contro le forze di occupazione. Si tratta della prima strategia di guerriglia organizzata in un territorio desertico. A partire dal 1975 il Polisario si stabilisce a Tindouf, nell'Algeria occidentale. Nello stesso anno, l'Onu riconosce il Fronte, e la Corte internazionale di giustizia dell'Aja riconosce il diritto all'autodeterminazione del popolo sahrawi.

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Il 5 agosto 1979 il Polisario firma un trattato di pace con la Mauritania, che ritira le truppe dal territorio occupato e lo cede al Fronte.

L'accordo non viene riconosciuto dal Marocco che occupa a sua volta l'area. I combattimenti con il Marocco continuano fino al cessate il fuoco firmato il 6 settembre 1991 e monitorato dalla missione dell'Onu Minurso (Missione delle Nazioni unite per l'organizzazione di un referendum nel Sahara Occidentale).

Il Marocco, per contrastare l'esercito del Fronte Polisario, edifica otto mura di sabbia e pietra, il muro marocchino, minando abbondantemente la zona circostante. Il Polisario controlla una striscia desertica del Sahara Occidentale, praticamente disabitata, a est dei muri. Si stima che i militanti siano circa 10.000 elementi. Le truppe non sono dislocate nel Sahara Occidentale ma sono concentrate a Tindouf.

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