Pandemia, rallentano anche gli sminamenti

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Rapporto annuale della campagna per liberarsi delle mine antiuomo entro il 2025: "Calano le attività a favore delle vittime, ma il numero delle persone colpite rimane alto"

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Anche le attività di messa in sicurezza dei terreni minati, risente delle conseguenze della pandemia e del coronavirus.

Secondo il rapporto annuale di Landmine Monitor la situazione attuale registra una diminuzione dell'assistenza alle vittime, a causa delle restrizioni, mentre il numero di persone ferite o uccise dalle mine rimane alto.

Camille Wallen, impegnata con la sua ONG a eliminare entro il 2025 tutte le mine antiuomo, parla della strategia da mettere in campo se si vuole raggiungere l'obiettivo: "Dove il conflitto è finito si può attuare un efficace programma di sminamento. ma in un posto come la Siria, dove ancora si combatte, è necessario sapersi adattare, valutando ogni volta i livelli di pericolo".

Ad esempio, per far emergere tutte le mine usate nel conflitto per le isole Malvinas ci sono voluti 40 anni. Anni durante i quali ciascuno di questi ordigni avrebbe potuto continuare a uccidere.

Secondo dati dell'ONU, nel 2019 sono stati quasi 6900 i morti causati dallo scoppio di mine antiuomo, e la metà dei morti erano dei bambini.

In media si conta una vittima delle mine ogni ora, e i paesi più esposti sono l'Afghanistan, il Mali, la siria e l'Ucraina.

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