Covid-19, confinare gli anziani è possibile? È etico?

Il Covid-19 e gli anziani
Il Covid-19 e gli anziani Diritti d'autore LIONEL BONAVENTURE/AFP or licensors
Di Stefania De MicheleEuronews
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Misure anti Covid: il confinamento degli anziani, proposto dal presidente della Regione Liguria, ha fatto divampare le polemiche

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La proposta potrebbe essere caduta nel nulla, per ora. Non prima di aver però sollevato un vespaio di polemiche. Nella girandola di misure, suggerite per arginare i contagi, è emersa l'ipotesi di limitare socialità e spostamenti degli over 70, avanzata soprattutto da Lombardia, Piemonte, Liguria.
Isolare i più fragili, è stato detto alzando la posta e alimentando il dibattito sulla liceità, anche etica, di un provvedimento che investe gli affetti e la vita degli anziani.

A gettare la pietra nello stagno il tweet del governatore della Liguria, Giovanni Toti: "Per quanto ci addolori ogni singola vittima del Covid 19, dobbiamo tenere conto di questo dato: solo ieri tra i 25 decessi della Liguria, 22 erano pazienti molto anziani. Persone per lo più in pensione, non indispensabili allo sforzo produttivo del Paese che vanno però tutelate".

I chiarimenti successivi hanno ridimensionato la portata delle affermazioni del presidente della Regione Liguria, che però lascia inalterato il concetto di fondo: il Paese non può permettersi la chiusura totale, gli anziani sono i più fragili e maggiormente colpiti dal virus, possono restare di più a casa ed essere così tutelati di più.

Dobbiamo proteggere i nostri anziani e chiudere tutto non è possibile
Giuseppe Russo, economista

Giuseppe Russo, economista, direttore del Centro di ricerca e documentazione Luigi Einaudi, aggiusta il tiro: "Non si tratta di isolare gli anziani, ma di proteggerli. Osservando l'andamento della curva epidemiologica, è chiaro a tutti che età e malattie pregresse conducono in larga parte a un'evoluzione della malattia con sintomi severi e alto tasso di mortalità, che bisogna evitare. Ma non è possibile ridurre l'attività sociale di tutti: avrebbe un impatto su scambi, produttività, consumi e fiducia. Il 40% dei dipendenti del settore privato è in cassa integrazione e non sa se recupererà il lavoro. E, dall'inizio della pandemia, sono centinaia di migliaia i posti di lavoro che sono andati persi. Chiudere tutto è dunque decisamente crudele".

I dati Istat del mese di settembre rivelano che nel II trimestre dell'anno c'è stata la perdita di 841.000 posti rispetto al 2019. Un'ecatombe alla quale la politica è chiamata a dare una risposta, che si armonizzi alla necessità di tutela sanitaria: "È fondamentale valutare soluzioni che tengano conto del vincolo economico perché è quello che tiene in piedi anche la Sanità. Non è un caso - precisa ancora l'economista del Centro Einaudi - che le economie più forti sono anche quelle con sistemi sanitari migliori".

Come farlo, è legato alla cautela da spendere con parenti e familiari: mascherine in loro presenza, contatti limitati. Nel caso di persone sole e senza sostegno familiare, "dovrebbe entrare in campo l'welfare e lo Stato dovrebbe garantire la fruizione di servizi (dalle consegne a domicilio al disbrigo pratiche) attraverso l'attivazione di numeri accessibili alle persone costrette a casa", aggiunge Russo.

L'argomento non si esaurisce però con la riduzione dell'attività sociale degli anziani: "Attraverso gli archivi informatici di Asl e Inail, oltre alle indicazioni dei medici di base, sarebbe importante individuare i lavoratori dipendenti fragili (che sono circa 1 milione 800 mila) e garantire, dove possibile, il ricorso al telelavoro (25-30% dei casi). In caso non sia possibile il lavoro agile, i lavoratori dovrebbero essere collocati in malattia e percepire un'indennità".

Sul fronte opposto, al di là del dato in superficie, emerge una realtà: in Italia come in Spagna, e in altri Paesi del sud Europa, la causa dei numerosi casi accertati nella popolazione di età avanzata è legata al fatto che i 2/3 dei giovani (grandi diffusori del virus) convivono con anziani, mentre - secondo i dati Eurostat - nei paesi del nord Europa tale frequenza rimane sotto il 40%. Nel complesso, i rapporti tra genitori anziani con figli e nipoti è più frequente rispetto ad altre aree.
La strada dovrebbe dunque essere quella di limitare il contagio, non la mobilità dei più esposti all'aggressione del virus.

Ma si tratta di una scelta etica?

Ma, al di là delle considerazioni sanitarie, resta il nodo etico di una società che non può mettere sotto chiave i suoi anziani e vivere senza memoria.

L'idea di proibire agli anziani di uscire, anche in relazione alla minore o maggiore produttività, è una barbarie
Eva Cantarella, storica

Dice la storica Eva Cantarella: "Mi preoccupa questa regressione: si torna a ragionare su cose che erano state cancellate da secoli. L'idea di proibire agli anziani di uscire, anche in relazione alla minore o maggiore produttività, è una barbarie. I vecchi non sono un peso: la vecchiaia ha i suoi valori, tra i quali quelli della trasmissione della conoscenza. L'idea sembra riprendere gli scritti di Ovidio in cui si faceva cenno a un'antica stagione storica in cui gli anziani non producevano, consumavano poco e venivano perciò eliminati (lanciati dai ponti nel fiume Tevere). Ovidio ne parla, ma non ci crede. Anche a me sembra impossibile che si ragioni in questa direzione".

Sul confinamento degli over 70 si torna invece a discutere periodicamente: "Le persone anziane potrebbero dover rimanere in isolamento fino alla fine dell'anno, per evitare ogni rischio di contrarre il coronavirus", aveva infatti detto la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen in un'intervista rilasciata al quotidiano tedesco "Bild" nell'aprile scorso, aggiungendo: "È una questione di vita o di morte, in attesa del vaccino".

Come fanno negli altri Paesi?

Mentre in Italia si rispolvera l'idea dell'isolamento degli anziani, in altri Paesi si procede in direzione opposta. Sempre nell'aprile scorso, sotto la responsabilità dei responsabili delle case di cura per anziani in Francia (Ehpad), erano riprese le visite dei familiari, senza contatto fisico e con distanziamento. Diversi centri avevano indicato che l’isolamento dagli affetti stava incidendo sulle stesse condizioni di salute degli anziani.

Nell'attuale piano di lockdown nazionale, il presidente Emmanuel Macron ha escluso la volontà di puntare al confinamento delle persone anziane, “discutibile dal punto di vista etico”, e gli ospiti nelle case di riposo potranno continuare a ricevere visite.

Si ritiene che i giovani diano e gli anziani ricevano soltanto. Non è così. Tutti danno e ricevono, ma il contributo degli anziani non è socialmente apprezzato perché non produttivo quanto a funzionalità economica
Pablo d’Ors, ex cappellano del madrileño Hospital Ramón y Cajal

In Spagna l'ecatombe delle oltre 15mila vittime, nel recente passato lasciate morire senza assistenza nelle case di riposo, ha prodotto un dibattito acceso, ben sintetizzato dall'affermazione di Pablo d’Ors, ex cappellano del madrileño Hospital Ramón y Cajal: "Si ritiene che i giovani diano e gli anziani ricevano soltanto. Non è così. Tutti danno e ricevono, ma il contributo degli anziani non è socialmente apprezzato perché non produttivo quanto a funzionalità economica".
Contestabile come argine alla diffusione del contagio, l'ipotesi di isolamento come tutela rischia, dunque, anche di trasformarsi in assenza e incuria, come accaduto nel corso della prima ondata del Covid-19.

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