Nagorno-Karabakh: Armenia, Azerbaigian ancora accuse dopo nuovi attacchi

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Di redazione italiana
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Colpito anche un ospedale pubblico: la testimonianza di una dottoressa e le parole strazianti di un'anziana costretta a lasciare la propria abitazione

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Non si arrestano i bombordamenti alla periferia di Stepanakert, nome armeno della capitale del Nagorno Karabakh, chiamata invece Khankendi dagli azeri.

E questo nonostante le varie tregue negoziate e finite come una scritta sul bagnoasciuga.

Gli ultimi bombardamenti hanno colpito anche l'ospedale, la dottoressa Nara Sargsyan era all'interno del nosocomio quando è partito l'attacco.

"L'Azerbaijan ha preso di mira l'ospedale pubblico e il reparto di maternità, durante i bombardamenti ero in ospedale, non ci sono state vittime, ma feriti e fisicamente e a livello psicologico".

Gli abitanti continuano a abbandonare le proprie abitazioni. Straziante la testimonianza che potete vedere sul video qui sopra di una anziana donna costretta a lasciare la propria casa.

"Non partirei, starei volentieri a casa mia ma ci hanno detto che dobbiamo lasciare le nostre abitazioni perché gli azeri bombardano i nostri villaggi". 

Intanto l'esercito azero ha registrato bombardamenti da parte armena nelle aree di Terter e Gubadli.

E questo dopo i colloqui a Ginevra tra i ministri degli Esteri armeno e azero alla presenza degli inviati di Francia, Russia e Stati Uniti.

L'accordo raggiunto dalle parti dopo la mediazione del Gruppo di Minsk non è riuscito a raggiungere quella che sarebbe la quarta tregua dall'inizio dei combattimenti, lo scorso  ​​27 settembre.

Ha superato quota 1.000, il bilancio delle vittime in quelli che sono i peggiori combattimenti nel Caucaso meridionale degli ultimi  25 anni

Il Nagorno-Karabakh è internazionalmente riconosciuto come parte dell'Azerbaigian ma i suoi abitanti sono in larga maggioranza armeni.

 Nella guerra degli anni Novanta (1991-1994)  circa 30.000 persone sono rimaste uccise.

L'Azerbaigian rifiuta qualsiasi soluzione che lascerebbe agli armeni il controllo dell'enclave, che considera occupata illegalmente, considera il territorio come parte integrante del Paese e dgiustifca i suoi interventi dicendo  che la popolazione ha bisogno di essere tutelata e protetta.

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