Nagorno-Karabakh, piovono razzi e bombe nonostante la tregua

Nella regione di Martakert, nel Nagorno-Karabakh, i combattimenti sono continuati nonostante le promesse di cessate il fuoco.
Le testimonianze degli scontri sono visibili nei veicoli bruciati, che giacciono abbandonati sul ciglio della strada.
Il percorso rimane insidioso.
Dal fronte azero Emin Ibrahimov, inviato di Euronews, dà le coordinate degli spostamenti: "Stiamo guidando da Naftalan a Talish e ora stiamo attraversando il territorio che prima era occupato dalle forze armene. Stiamo letteralmente guidando attraverso un campo minato".
La zona è di importanza strategica perché contiene il bacino di Sugovushan, quello che gli armeni chiamano Madaghis.
Si tratta di un'area riconquistata dalle forze armate dell'Azerbaijan il 3 ottobre scorso.
La diga di Sugovushan è stata costruita per fornire l'acqua ai contadini che vivono nella regione del Terter. Gli agricoltori sostengono che quando gli armeni hanno preso il controllo della zona e dell'infrastruttura nel 1992, hanno deviato l'acqua che dissetava i loro campi.
Molti sono coltivatori di cotone: sperano che la riconquista della diga e il recuperato approvvigionamento idrico migliorino le loro condizioni di vita.
L'importanza della regione di Sugovushan
Babek Semidli, colonnello dell'esercito azero, spiega l'importanza del bacino per la regione: "Siamo ora alla diga, rioccupata, dell'insediamento di Sugovushan - dice - come risultato del fatto che questo bacino idrico è stato sotto il controllo dell'esercito armeno, le pompe sono state usate per impedire il naturale flusso di acqua dal fiume Terter. Ogni volta che l'acqua era più necessaria per l'irrigazione nella regione, queste pompe si impegnavano a pompare risorse idriche per privare l'intera area del fabbisogno d'acqua".
La regione è contesa e, per questo motivo, anche molto pericolosa. Qui, l'artiglieria azerbaigiana è in azione: i vertici delle forze armate sostengono di sparare su posizioni da cui gli armeni continuano a bombardare.