Contestato per i processi e la gestione del coronavirus
L'allentamento delle restrizioni per l'epidemia riporta in piazza gli israeliani che protestano contro il primo ministro Benjamin Netanyahu. Da quattro mesi chiedono le sue dimissioni e sabato sera sono tornati in piazza a decine di migliaia, a Gerusalemme. Non sono mancati momenti di tensione e scontri con le forze dell'ordine, che hanno parlato di "diversi arresti" per resistenza. Le immagini mostrano dimostranti trascinati via con la forza da piazza Parigi, dove ha sede il governo.
Le accuse di corruzione
A poche ore dall'accordo con il partito Blu e Bianco di Benny Gantz per la formazione di un nuovo governo, a maggio, il capo dell'esecutivo si era dovuto presentare in tribunale al processo che lo vede imputato per corruzione, frode e abuso d'ufficio. Accuse che non hanno impedito la sua rielezione e il suo insediamento.
Netanyahu è accusato da tre diverse indagini:
- Nella prima inchiesta il premier israeliano è accusato di frode e abuso di potere (violazione della fiducia): avrebbe ricevuto regali da uomini d’affari in cambio di favori;
- Nella seconda indagine, per gli stessi reati, Netanyahu è accusato di aver offerto aiuto al quotidiano israeliano Yediot Ahronot in cambio di una copertura favorevole;
- Corruzione, frode e abuso di potere sono le accuse che gli vengono contestate in una terza indagine: avrebbe caldeggiato una legislazione a vantaggio dell'azionista di riferimento del colosso delle telecomunicazioni Bezeq, Shaul Elovitch, anche in questo caso per ottenere una campagna di stampa positiva.
La nuova squadra di governo era stata definita dopo una lunga trattativa e uno stallo di oltre un anno. Tre elezioni non avevano portato a un vincitore netto.
La gestione dell'epidemia
Gli israeliani che scendono in piazza da mesi ogni sabato contestano il governo anche per la gestione dell'epidemia. Israele è stato il primo Paese al mondo a dover imporre una seconda chiusura totale per limitare una situazione fuori controllo.
Il danno per l'economia è stato evidente: la disoccupazione ha raggiunto punte del 27% ed è ora scesa al 20%. Tra i dimostranti in piazza ieri sera si vedevano molti piccoli commercianti e imprenditori o lavoratori che hanno perso il posto.
Le restrizioni, che limitavano gli spostamenti a un chilometro da casa, sono rimasti in vigore per tre settimane fra le proteste. Contestata anche la concomitanza delle nuove limitazioni con le festività ebraiche.