La stampa in Ungheria, tra sotterfugi e espedienti per rimanere libera

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Di redazione ungherese
 La stampa in Ungheria, tra sotterfugi e espedienti per rimanere libera
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La libertà di stampa resta uno dei principi fondamentali dell'Unione europea, anche di questo anche se in modo sottinteso, si parla all'europarlamento riunito in plenaria dal 5 all'8 ottobre, dove il dibattito sul rispetto dei valori europei unito a doppia mandata all'approvazione del bilancio pluriennale dell'Unione tiene banco anche in virtù dell'ultimo rapporto sullo stato dei media in alcuni paesi europei, in particolare in Ungheria, dove l'accesso al mercato pubblicitario è appannaggio di pochi.

I nuovi siti on line stanno meditando di mettere a punto i sistemi più diversi per autofinanziarsi.

Márton Kárpáti, ceo di Telex:

"Non è un segreto il fatto che vogliamo chiedere soldi per finanziare i nostri contenuti; in forma di sottoscrizione però e non di donazioni. È l'unica soluzione auspicabile per sostenere il nostro staff editoriale". 

Una delle ultime radio indipendenti sta combattendo la sua battaglia per mantenere le sue frequenze: non avendo alcuna possibilità di accedere al mercato pubblicitario pubblico.

Il presidente di Klub Radio András Arató: "Lo Stato è il più grande azionista del mercato pubblicitario e lo finanzia con centinaia di miliardi di fiorini all'anno. Molte compagnie private decidono di assoggettarsi a queste regole per timore o perché hanno un contratto con enti pubblici".

Il governo ungherese non ci sta e il sottosegretario alla presdienza del Consiglio Gergely Gulyás non le manda a dire: "Non è stato mai così chiaro che dietro questo report ci sia George Soros, ci sono 12 rimandi esterni e 11 provengono da un'organizzazione che è finanziata da Soros. Avrebbero perlomeno dovuto essere un po' più discreti".

Ma l'Ungheria è solo un'apripista, altri stati membri si allieneano lungo la linea del Danubio proponendo una visione di valori e politica alternativa all'Europa vista da Bruxelles.