Nagorno-Karabakh: nuovi scontri, almeno 39 morti. Diplomazie al lavoro per fermare l'escalation

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Diritti d'autore AP/Azerbaijan's Defense Ministry
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Non si fermano le violenze nella regione separatista. Russia e Turchia su fronti opposti, appelli al cessate il fuoco da Onu e Unione europea

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Sono continuati per tutta la notte tra domenica e lunedì gli scontri tra i separatisti armeni e l'esercito dell'Azerbaigian nella regione del Nagorno-Karabach.

Entrambe le parti sostengono di avere causato centinania di perdite tra le fila avversarie, anche se le vittime accertate al momento sono una quarantina. 

Secondo il ministero della Difesa della provincia secessionista almeno 15 soldati separatisti sono stati uccisi, ai quali si aggiungono cinque civili azerbaigiani e due civili armeni del Karabakh, portando il totale a 39.

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La regione del Nagorno-KarabakhEuronews

Continua anche lo scambio di accuse tra le due parti, che si rimpallano la responsabilità su chi abbia scatenato di nuovo le violenze nella regione, formalmente parte dell'Azerbaigian, ma dal 1994 sotto il controllo di forze di etnia armena.

Turchia contro Russia

Il riaccendersi del conflitto coinvolge anche le potenze con interessi nella regione. La Turchia, che non ha relazioni diplomatiche con l'Armenia per via della questione irrisolta del genocidio armeno, ha subito ribadito il suo appoggio a Baku e accusato i separatisti di avere violato il cessate il fuoco. 

"L'Armenia - ha detto il ministro della Difesa turco Hulusi Akar - deve immediatamente porre fine agli attacchi, mandare via i mercenari e i terroristi venuti dall'estero e lasciare il territorio dell'Azerbaigian che sta occupando per permettere una tregua. Siamo a fianco dei nostri fratelli azeri nella difesa del loro territorio".

La Russia, vicina al governo armeno, si è attivata per avviare negoziati e fermare l'escalation nella regione. I combattimenti devo fermarsi "immediatamente", ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, sottolineando che la Russia esprime "grande preoccupazione" per quanto sta avvenendo nell'area.

Stando all'ambasciatore armeno in Russia, Vardan Toghanyan, la Turchia avrebbe trasferito circa 4mila miliziani dai distretti settentrionali della Siria all'Azerbaigian. "Sono mercenari -  ha detto Toghanyan alla stazione radio Ekho Moskvy - l'intelligence militare ha ripetutamente dichiarato che sono arrivati all'aeroporto Naxcivan dell'Azerbaigian su voli charter. Si tratta di circa 4.000 miliziani provenienti dai territori della Siria settentrionale occupati dalla Turchia".

L'appello dell'Ue: "Urgente che cessino le ostilità"

Appelli al cessate il fuoco sono arrivati dall'Onu e dall'Unione europea. "È urgente che si cessino tutte le ostilità - ha detto il portavoce del Servizio europeo per l'azione esterna, Peter Stano - c'è un rischio di gravi conseguenze e di destabilizzazione di tutta la regione. Tutti gli attori della regione a contribuire a fermare il confronto armato".

Favorevole a una soluzione diplomatica anche l'Iran. Il ministro degli Esteri, Mohammad Javad Zarif, ha invitato i suoi omologhi di Azerbaigian e Armenia, Jeyhun Bayramov e Zohrab Mnatsakanyan, a impegnarsi per un cessate il fuoco.

Stando all'agenzia Tasnim, Zarif nelle ultime ore avrebbe parlato al telefono con entrambi: "L'Iran - ha detto - è pronto a impiegare tutte le sue capacità per riportare la pace e la calma".

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