"La TAV, un doppione. Impedirebbe di finanziare progetti più urgenti"

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Di Guillaume PetitDiego Giuliani
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"I miliardi della TAV andrebbero investiti in trasporto merci e traffico ferroviario locale", dice il neosindaco di Lione, Grégory Doucet. Primo ecologista alla guida della terza città francese, auspica anche una frenata sul trasporto aereo: "Fra 30 anni volare sarà l'eccezione"

La rivoluzione verde è in corso, in Europa? In Francia Grégory Doucet è il primo sindaco ecologista di Lione, la terza più grande città del Paese. Ma anche Bordeaux, Stasburgo e Poitiers sono passate ai Verdi proprio nel momento di una grave crisi economica e di un surriscaldamento climatico, mai così evidente. Dovranno quindi ora provare che possono cambiare le cose. Nelle città, ma anche su scala europea. Nostro ospite a euronews, Grégory Doucet ci ha parlato della sua ricetta per un "rilancio verde", delle sue intenzioni in materia di trasporto aereo e, ovviamente di TAV: "il doppione di un'opera già esistente - dice - che impedirebbe di rispondere ad altri e invece reali bisogni".

Economia ed ecologia: "Quella verde è una risposta alla crisi"

Da qualche anno, l'ambiente è un tema politico sempre maggiore rilievo: l'accordo di Parigi del 2015, manifestazioni in tutto il mondo lo scorso anno, ora anche una crisi sanitaria globale. Si è detto spesso che è quindi il momento di orientare l'economia su un "modello verde". Come conciliare un obiettivo a così lungo termine, con l'urgenza della ripresa economica?.

"La transizione ecologica oggi è una risposta alla crisi economica. Investire per esempio nell'innovazione termica degli edifici equivale a posti di lavoro, equivale a commesse nell'edilizia. Così come investire nei trasporti pubblici, significa commesse per le imprese pubbliche... Di fatto si tratta quindi soltanto di "riorientare" l'economia. Molti imprenditori, di fronte a scelte strategiche, hanno già accolto il concetto di transizione ecologica e vogliono andare sempre più in questa direzione. E sta a noi politici accompagnarli, ascoltare i loro problemi".

Claudio Furlan/LaPresse

Turismo di prossimità e traffico aereo: "Tra qualche decennio volare sarà l'eccezione"

A causa del Covid, Lione, come molte altre città europee, si trova oggi ad affrontare una crisi del turismo. Lei punta su una ripresa "eco-responsabile". Propone per esempio il ripristino dei treni notturni, come già fatto dall'Austria. Si dovrebbe anche ridurre il traffico aereo?

"Certo. Ed è quanto accadrà nel futuro prossimo. Tra qualche decina d'anni prendere l'aereo sarà l'eccezione. Ed è l'obiettivo a cui mirare. Cosa fare però, oggi, di fronte a una tale evidenza? Aspettare 20, 30 anni, per poi non avere scelta ed essere costretti a intervenire in tutta fretta da un surriscaldamento climatico ormai intollerabile? No, dobbiamo cominciare a intervenire oggi. E' per questo che dico: riorientiamoci verso un turismo principalmente domestico ed europeo. Non dico certo di vietare dall'oggi al domani i voli per Lione. Si tratta più che altro di ridurli progressivamente. E di presentare un'offerta, più calibrata sul turismo europeo".

Michael Probst/Copyright 2020 The Associated Press. All rights reserved
Il traffico aereo al tramonto? Questa la previsione di Grégory DoucetMichael Probst/Copyright 2020 The Associated Press. All rights reserved

"La TAV? Un doppione. Ci impedirebbe di rispondere ad altri, reali, bisogni"

Un altro grande progetto, da anni al centro delle polemiche, è la TAV, l'alta velocità Torino-Lione. Oltre 8 miliardi di costi, un progetto secondo lei "sbagliato", ma... non sarebbe forse ancora più caro, fare marcia indietro?

"La questione, oggi, è proprio interrogarsi su queste grandi infrastrutture. Gli otto miliardi di cui ha parlato vanno per esempio davvero investiti su un'opera che sostanzialmente è il doppione di un'altra di cui già disponiamo? Già a Lione, ma più in generale in tutta la Francia, non si è abbastanza investito nel trasporto merci, in quello ferroviario locale... Investimenti come quelli richiesti dalla TAV ci impedirebbero quindi di rispondere ad altri, veri, problemi. E' solo una questione di priorità".

Antonio Calanni/Copyright 2018 The Associated Press. All rights reserved
Verifiche e controlli in corso sui cantieri della TAVAntonio Calanni/Copyright 2018 The Associated Press. All rights reserved

"Il cambiamento passa da un network di città verdi, che si faccia sentire a Bruxelles"

Questa 'ondata verde' non è un fenomeno solo francese. Gli ecologisti hanno registrato forti incrementi anche alle amministrative nel Regno Unito, alle ultime Europee, ma anche in Finlandia, in Germania... E in Austria sono addirittura al governo. Saranno quindi le grandi città, ora a guidare e a ispirare le politiche europee?.

"Me lo auguro. Sono due i piani su cui intervenire per cambiare le nostre società. Uno è anzitutto quello locale: le città, le grandi agglomerazioni urbane, che nei loro interventi sono più "vicine" agli abitanti. E poi ci sono ovviamente le politiche europee. Fondamentale è quindi avere una rappresentanza di peso nelle istituzioni europee, come è per l'appunto il caso dei Verdi al Parlamento europeo. Ma è anche importante che ci sia una rete di 'città faro' che diano l'esempio e che incidano, certo a livello nazionale, ma anche su scala europea. Facendo da apripista, mostrando la via da seguire, ma anche facendosi sentire. Che a Bruxelles, possano insomma dire: 'E' di questo che abbiamo bisogno'. E che quindi abbiano il peso per discutere, trattare e convincere le istituzioni europee che servono fondi. Per una rete ferroviaria europea di qualità, per esempio".

Oggi non è così?

"No, non abbastanza. Ma è molto importante. Il ripristino dei treni notturni è per esempio sostenuto dagli ecologisti, ma non c'è un appoggio sufficiente delle istituzioni europee".

AP Photo
Un TGV franceseAP PhotoClaude Paris

Impegno ambientale e istituzioni europee: "C'è ancora molta strada da fare"

Il Green Deal della presidente della Commissione Europea, von Der Leyen non è però una svolta?.

"La coscienza, sul piano delle istituzioni europee, a mio avviso non è ancora del tutto matura. C'è ancora della strada da fare. Da qui l'importanza del lavoro degli europarlamentari. Ma soprattutto di questa rete di città europee che mi auguro potrà farsi sentire e potrà mostrare la via alle istituzioni, dicendo: "Eccoci, noi siamo pronti. Guardate cosa siamo riusciti a fare".

Globalizzazione e localizzazione. "Nessun ritorno al passato. Bisogna cambiare rotta"

Questa crisi sanitaria ci ha fornito una misura della nostra dipendenza da paesi come la Cina. Nel suo programma lei parla di "sovra-dipendenza da un sistema globalizzato" che nuoce all'ambiente. L'Europa si è quindi spinta troppo in là? Urge una marcia indietro?

"Non si tratta di tornare indietro, ma di cambiare rotta. Non è mai esistita un'età dell'oro, in cui tutto era perfetto. Non è questo che intendo. Parlo piuttosto della necessità di un'economia più ancorata al territorio, meno dipendente da soggetti che si trovano all'altro angolo del Pianeta. Ne abbiamo bisogno anzitutto perché l'importazione sistematica da luoghi così lontani comporta trasporti inquinanti, emissioni smisurate di Co2. A proposito di dipendenza, la crisi sanitaria ci ha poi mostrato che dobbiamo far prova di adattamento, essere in grado di reagire a emergenze e imprevisti".

Macron e l'ecologia: "Tanti bei discorsi, ma adesso servono i fatti"

La Francia ha ora un nuovo primo ministro, un nuovo governo, che si dice tenda più a destra. L'ecologia è veramente una priorità per Emmanuel Macron?

"Abbiamo sentito a più riprese il nostro presidente della Repubblica intervenire su questi temi. Qualche anno fa il suo slogan era: 'Make Our Planet Great Again'. Di impegni e di segnali in favore dell'ecologia ha quindi provato a darne. Ma non è di impegni e segnali che abbiamo bisogno oggi. Abbiamo bisogno di azioni concrete. Gli appelli, i grandi discorsi, li sentiamo dal 2002. Penso ad esempio a Chirac, che diceva: 'La nostra casa è in fiamme e noi guardiamo altrove'. Ora siamo al 2020. E' da 18 anni che ci propinano dei discorsi. Ma oggi non servono discorsi. Bisogna agire. Bisogna investire in città più verdi, trasporti pubblici, mobilità alternativa. Dobbiamo trasformare le nostre città, ma dobbiamo anche cambiare la Francia nel suo insieme".

Francois Mori/Copyright 2019 The Associated Press. All rights reserved
Contestazioni ecologiste a Macron, alla COP 25 di MadridFrancois Mori/Copyright 2019 The Associated Press. All rights reserved

Journalist • Guillaume Petit

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